Casalvieri: Celebrati i festeggiamenti in onore del Santo protettore degli animali
Nella frazione di Collefosse in Casalvieri si sono svolti i festeggiamenti religiosi e civili in onore di Sant’Antonio Abate, a cui è intitolata la piccola chiesa ivi presente. Ricco il programma delle celebrazioni a partire dalle sante messe celebrate giovedì 17 gennaio, giorno in cui la chiesa fa memoria del santo di Coma. Domenica mattina, le condizioni del tempo poco favorevoli non hanno scoraggiato i numerosi fedeli che hanno riempito la chiesetta e il suo esterno, a testimonianza di quanto sia viva e sentita la devozione verso Sant’Antonio Abate.
Nell’omelia il parroco, mons. Alessandro Recchia ha commentato il vangelo del giorno (Gv 2,1 – 11) in cui si racconta delle nozze di Cana di Galilea, dove Gesù compie il suo primo miracolo. Sono stati così sottolineati alcuni aspetti che aiutano a riflettere. Il primo aspetto è che in questo miracolo Gesù trasforma l’acqua in vino, dopo che questo è venuto a mancare, ad un matrimonio a cui erano invitati sua madre, Lui e i suoi discepoli. “È un miracolo un po’ strano, non compie una guarigione come normalmente siamo abituati ad ascoltare, come dare la vista ad un cieco, far camminare un paralitico, guarire i lebbrosi. Qui Gesù non guarisce nessuno ma fa in modo che le persone che stavano facendo festa per un matrimonio potessero continuare a festeggiare bevendo un vino ancora più buono di quello che finora avevano bevuto”. Don Alessandro ha evidenziato come un elemento importante è il tipo di festa, ovvero un matrimonio a cui fu invitata la madre di Gesù, che poi ha esteso l’invito a Lui e ai suoi discepoli, come fa notare San Giovanni nel suo Vangelo. “Questo matrimonio è un’anticipazione, un segno di come Gesù vuole stare con noi. Dio attraverso Gesù sposa il suo popolo. Questo matrimonio si realizza con tutta la vita di Gesù, da quando nasce fino a quando si dona per noi sulla croce. Questo matrimonio ancora dura. Noi siamo qui perché Gesù è qui con noi. Siamo qui non solo per fare una commemorazione ma perché nella celebrazione del Santo, che è un uomo di Dio, che ha seguito Gesù, noi celebriamo l’Eucaristia e Gesù è presente anche se non lo vediamo ma sappiamo che è qui perché mantiene le promesse specialmente quando ha detto dove due o tre sono riuniti nel mio nome io sono in mezzo a loro. Gesù è qui ed è questa la cosa più importante di questa giornata”. Un altro aspetto su cui il celebrante ha posto l’attenzione è il vino: “Non si fa festa senza vino, ecco cosa ci dice il Vangelo. Questo vino è il segno della festa. Gesù vuole che siamo felici. Attraverso il simbolo del vino c’è il segno della gioia, noi abbiamo bisogno di stare bene dentro, ecco perché Gesù ridona questo vino e con questo vino si fa festa. Il cristiano ha dentro di sé questa gioia che viene da Gesù. Questo è quello che dicevano di Sant’Antonio, cioè che era una persona che dava gioia. Sant’Atanasio, vescovo di Alessandria, scrive infatti che nessuno andava da Antonio senza tornare rasserenato e con il sorriso. Sant’Antonio stava nel deserto egiziano, ha vissuto lì circa 70 anni della sua vita, superando prove e tentazioni, ed era un uomo che dava il sorriso. I santi sono persone piene della gioia che viene da Dio, ecco perché hanno quella serenità che li contraddistingue. Ecco cos’è quel vino di cui parla il Vangelo”.
Don Alessandro ha poi concluso l’omelia invitando ad onorare Sant’Antonio e Gesù in questo giorno di festa portando un sorriso, un po’ di gioia a chi è solo o in un momento di difficoltà e cercando di stare bene con sé stessi e con gli altri.
Terminata la santa messa, sotto una leggera pioggia, si è svolta la processione con la statua del Santo, animata dalla banda musicale e da preghiere e riflessioni. Prima della benedizione finale è stata data lettura delle offerte raccolte all’estero e dei ringraziamenti da parte del comitato festa a tutti coloro che a vario titolo hanno collaborato per la buona riuscita dei festeggiamenti.
Martina Torti
