Se qualcuno vuole venire dietro a me

XII Domenica del Tempo Ordinario Anno C

La liturgia di oggi ci presenta Gesù che manifesta la sua identità di Messia per bocca dell’Apostolo Pietro. Gesù si fa rivelare dal primo dei suoi discepoli a dimostrare che è la Chiesa che deve portare in tutto il mondo la verità di Cristo. D’ora in poi sarà Pietro a guidare i suoi fratelli nella testimonianza della buona novella per portare a tutti gli uomini la salvezza.

Le domande che fa Gesù hanno sapore educativo: Le folle chi dicono che io sia? La massa può avere un pensiero confuso e disordinato su Cristo perché la sapienza e la rivelazione divina non vengono dal basso, dal senso comune, né dal pensiero razionale più elevato: Essi risposero: «Giovanni il Battista; altri dicono Elia; altri uno degli antichi profeti che è risorto». Per analogia con le Scritture antiche i pii Israeliti arrivano a dire che Gesù è Elia o Giovanni Battista o uno degli antichi profeti che è tornato. Con tutta la pietà tradizionale di queste risposte non si arriva alla profondità del Mistero. Gesù è un personaggio unico, irripetibile, universale per ogni tempo ed ogni uomo: Tu sei il Cristo di Dio. L’assolutezza di questa affermazione ne esclude qualunque altra. C’è un solo Dio, un solo Cristo, un solo Redentore, un solo mediatore tra Dio e gli uomini (1Tm 2, 5).

La gloria di Dio si manifesta completamente in Lui ed ogni uomo non può che sperare in Lui, ad una condizione però: Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua.  Il Signore è il Dio della pazienza, della sofferenza, della morte assunta con coraggio e piena volontà di compiere il disegno del Padre.

Il Signore non obbliga nessuno: se qualcuno… da queste parole già si immagina che sono pochi quelli che lo seguiranno, che compiranno il suo stesso cammino di croce: Il Figlio dell’uomo – disse – deve soffrire molto, essere rifiutato dagli anziani, dai capi dei sacerdoti e dagli scribi, venire ucciso e risorgere il terzo giorno. La pazienza, da patir, e l’umiltà di accettare le contraddizioni della vita, come un eroe che si sobbarca il peso del mondo, è il destino del Verbo fatto carne ed in qualche misura dei suoi seguaci: soffrire, essere rifiutato, essere ucciso, ecco i verbi prediletti dal Messia.

Dietro a me… dietro a Gesù si trova questa via di sacrificio, di perfetta umiltà, di perseveranza nelle prove. Sembra un triste disegno se questo non si concludesse con la gloria finale, veramente integrale, della risurrezione. Il Signore però premia intimamente, all’interno del cuore anche da questa terra. Quante sante consolazioni ricevono dal Signore le anime consacrate a Lui! Quante gioie ineffabili dello Spirito sono riservate alle persone di preghiera! Quanta luce intellettuale e morale anima gli uomini spirituali! La grazia di Dio multiforme pervade le anime elette. Quante sublimi rivelazioni per la propria speranza e per il bene della Chiesa sono state fatte ad anime che hanno abbandonato tutto per la sequela di Cristo come Santa Teresa d’Avila, Santa Caterina da Siena, Santa Teresa di Gesù Bambino!

Quanta gioia ineffabile nei chiostri e nelle anime umili delle famiglie cristiane consacrate con il sacramento del matrimonio! Il Paradiso è già sulla terra nell’assaporare la grazia di Cristo!

Qual è il segreto, la via per accedere ai tesori della grazia? Chi vorrà salvare la propria vita la perderà ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà.

Essere attaccati alla vita è il segno della sconfitta. Il non guardare il cielo, il non impiegare la propria vita al servizio di Cristo, questo è veramente perdere la vita! Quanta inutilità oggi nel mondo! Quante forze sprecate! Sembra che ci si diverta a perdere tempo per stare lontani dal Signore che è l’unico che ci ricompenserà per l’eternità! Questo gioco al proprio massacro dell’umanità moderna somiglia al suicidio collettivo di alcune sette religiose estremiste.

L’estremismo dell’uomo moderno sta nel volere il suicidio collettivo della propria specie, della propria umanità, della propria bontà e soprattutto della propria salvezza eterna.

Dice giustamente Sant’Agostino che chi rinnega Dio rinnega anche se stesso. Meglio allora rinnegare i propri egoismi per guadagnare eternamente Dio! Rinnegando Dio, infatti, non solo prima o poi si perde anche questa vita, come succede a tutti perché tutti dobbiamo morire, ma si perde pure l’eternità dove l’unico sovrano è Dio senza commistioni o interferenze: «Misero infelice! Hai rinnegato Dio e hai perduto, voglia tu o non voglia, la vita temporale. Infatti, fratelli dilettissimi, questa vita, vogliamo o non vogliamo, passa, fugge: rinneghiamo perciò noi stessi in questa vita temporale per meritare di vivere in eterno. Rinnega te, confessa Dio. Ami l’anima tua? Perdila … Ti è caro il frumento e, intanto, spargi il frumento, che con tanta cura avevi riposto nel granaio, che con tanta fatica di mietitura e trebbiatura avevi mondato … giunto il tempo della semina, lo trai fuori, lo spargi … Ecco, amando il frumento, spargi il frumento; amando la vita, spargi la vita; amando l’anima tua, la perdi; poiché, quando l’avrai perduta per Dio, nel tempo presente, la ritroverai in seguito per la vita eterna» (Sant’Agostino Serm. 313 D 2).

P. Luca M. Genovese

Fonte: Settimanale di P. Pio

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