Un incontro per approfondire i segni con cui il Santo viene rappresentato, la sua spiritualità e il suo messaggio che giunge fino a noi
Ancora una serata da incorniciare per la comunità parrocchiale di S. Antonio di Padova in Cassino, quella di sabato 21 ottobre, una serata vissuta nel raccoglimento e nella fraternità. Alle 21.00 è iniziata una Veglia francescana imperniata su una liturgia dei simboli di S. Antonio. La devozione dei fedeli e il genio degli artisti, è stato spiegato, hanno sempre venerato il Santo e lo hanno sempre rappresentato con dei segni, dei simboli nelle sue mani. Questi segni e simboli non solo ci manifestano il suo cammino spirituale, ma anche il suo messaggio per la nostra vita e per il nostro cammino di fede.
E dunque, per poter conoscere meglio il pensiero e la spiritualità di un Santo tanto amato e che raccoglie tanta fiducia, sono stati presentati all’altare e deposti ai suoi piedi da persone diverse, uno alla volta, i simboli, a cominciare dal libro della Bibbia. E’ per noi l’invito del Santo, che aveva studiato, meditato, vissuto e annunciato la Bibbia, ad aprire la mente e il cuore alla Parola di Dio. Un lettore leggeva un passo dagli scritti di S. Antonio, a cui seguiva un responsorio e poi una strofa e il ritornello dell’Inno al Santo.
Secondo segno è stato il fuoco, simboleggiato da una lampada accesa: è lo Spirito Santo, il “sacro fuoco di Dio”, che infiamma il cuore e illumina la mente, simbolo anche della fede, tenuta in vita dalla carità. E’ stata poi la volta del giglio, che non manca mai nelle mani e attorno all’altare di S. Antonio: il suo candore ed il suo profumo significano purezza del cuore e profumo di virtù che vince il peccato: e qui la parola di Antonio parla della confessione, “porta del paradiso”. Quarto simbolo, il pane, che significa carità, solidarietà, aiuto ai poveri; dice S. Antonio: “Come senza il pane la mensa sembra squallida, così senza la carità le altre virtù sono un nulla”. Infine Gesù Bambino, portato da due bambini, per significare che la devozione a S. Antonio ha un solo scopo: portarci all’incontro con Dio.
Una Veglia che è andata in profondità, perché la devozione popolare non deve fermarsi alla superficie delle cose né diventare un mercato di grazie e favori, tanto da rasentare la superstizione: mi serve questa cosa, prego il Santo, gli faccio una bella offerta e lui mi accontenta, mi fa la grazia che io chiedo, poi tutto torna come prima. La pietà popolare deve essere evangelizzata ed educata: il Santo, ogni Santo, deve portare a Dio, come fa la Vergine Maria. Conoscere gli scritti e la spiritualità di un Santo così conosciuto è davvero importante, perché ci si rende conto che quello che ha sperimentato nella sua vita e insegnato, a distanza di tanti secoli mantiene intatta tutta la sua vitalità e attualità e possiamo/dobbiamo anche noi fare così. Lui ci ha aperto la strada, noi imitiamolo.
Dopo la Veglia, svoltasi nel penultimo giorno di queste straordinarie celebrazioni antoniane 2017, nel salone parrocchiale la comunità ha vissuto un momento conviviale festoso e accogliente, la Parrocchia ha offerto la pizza, tanti parrocchiani hanno portato un’infinità di prelibatezze fatte in casa, per sentirsi tutti uniti e fratelli. Domani, domenica 22, chiusura delle celebrazioni con la S. Messa presieduta dal vescovo Antonazzo e saluto alle Reliquie che riprendono la strada di casa.
Adriana Letta