Società fragili, quelle che discutono di famiglia a colpi di sentenze…

 

La sentenza della Corte europea dei Diritti dell’uomo sul presunto deficit di tutela dei diritti di coppie di persone dello stesso sesso nell’ordinamento italiano conferma la ricorrente tendenza di certa giurisprudenza a farsi soggetto etico, nel tentativo di imporre a colpi di sentenze alcuni valori e scelte specifiche, non solo al posto della politica, ma volendo condizionare anche la testa delle persone.

Sulla regolazione delle relazioni affettive tra persone dello stesso sesso è oggi in atto un grande dibattito culturale e sociale, nel nostro Paese, e le opinioni presenti  sono fortemente polarizzate, così come molto articolato è il ventaglio di possibili soluzioni.

E l’identità stessa della famiglia è con chiarezza affidata, a livello europeo, all’autodeterminazione di ogni sistema nazionale.

Quindi usare la sentenza della CEDU come grimaldello per non affrontare questo dibattito, per rendere obbligata una scelta di regolazione, è una scorciatoia che toglie spazi di democrazia e di dibattito, ed espropria la libertà e l’autonomia di un popolo di poter decidere da sé.

Tra l’altro stona un po’, il ritornello “ce lo chiede l’Europa”, se lo confrontiamo con le non entusiasmanti prove che ha dato di sé l’Europa in tante recenti vicende politiche ed economiche, come nella vicenda greca, oppure nella vicenda delle quote per gli immigrati nel nostro Paese.

Affrontiamo con serietà il dibattito nel nostro Paese su famiglia, matrimonio e relazioni affettive, senza pregiudizi né fondamentalismi, dando voce e rispetto per tutte le posizioni presenti.

E rispettiamo pure le sentenze dei Tribunali, anche europei, però con la libertà di poter esprimere il proprio dissenso, quando pretendono di costruire un pensiero unico.

In effetti la stessa sentenza della CEDU può essere appellata alla Grande Chambre: quindi nessuno è infallibile, nemmeno i giudici della CEDU… e ci auguriamo che il governo italiano voglia tenerne conto senza lasciare alla Cedu di fare il lavoro sporco scavalcando le resistenze politiche dentro e fuori la maggioranza. Fosse anche solo per orgoglio nazionale di poter compiere autonomamente le scelte importanti, il ricordo alla Grande Chambre è doveroso.

 

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Daniele Nardi 

Capo ufficio stampa

Forum delle associazioni familiari

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