Celebrata con solennità nella Parrocchia di S. Antonio di Padova in Cassino la festa della Santa di Cascia
Trovarsi in tanti a pregare davanti all’immagine di S. Rita, significa riconoscere che per questa Santa tutti proviamo una forte attrazione, perché tutti possiamo ritrovarci in lei, che nella sua vita non ha avuto nulla di straordinario, ma ha fatto le cose della vita ordinaria in modo assolutamente straordinario e le ha fatte in tutti gli stati di vita: di figlia, fidanzata, sposa, madre, vedova, consacrata. E tale è stato il suo amore e la sua fiducia in Dio, che ha seguito come sposa fedele in tutti i momenti bui della vita, che non solo ha ottenuto da Dio di poter condividere la sua Passione, portando per ben 15 anni sulla fronte una dolorosa piaga dovuta ad una spina della corona di Gesù, ma è diventata potente nell’intercedere presso Dio e ottenere grazie, anche le “grazie impossibili”. Non per niente Dio fece sbocciare per lei una rosa in gennaio. Ecco perché è chiamata anche “la Santa della spina e della rosa”
E dunque il popolo dei fedeli, con il suo “fiuto”, come dice Papa Francesco, ha capito e sa di poter contare sull’aiuto di Santa Rita, perciò è diventato sterminato. La comunità parrocchiale di S. Antonio in Cassino si è voluta ben preparare alla festa attraverso un Triduo che nei giorni 19, 20 e 21, ha visto la recita del S. Rosario, con una declinazione decisamente “ritiana”, poi la Messa e le preghiere specifiche del Triduo. Lunedì 22, giorno della festa, è stata celebrata in parrocchia una prima Messa alle 7.45, poi alle 11.00 rosario, S. Messa e, al termine, Supplica a S. Rita ed il suggestivo rito della “benedizione delle rose”. La sera, Celebrazione Eucaristica e a seguire, processione per le vie centrali della Parrocchia e della città. Tutto è riuscito alla perfezione, la chiesa piena da straripare mattina e pomeriggio. Vi era stata esposta solennemente sia la statua della Santa, sia la Reliquia (un frammento di costola) che qualche anno fa la Madre Superiora del convento agostiniano di Cascia, dove Rita visse la sua vocazione, ha donato alla Parrocchia. Nell’omelia Don Benedetto ha sottolineato i vari aspetti di S. Rita, la “Santa degli impossibili”, l'”avvocata dei casi disperati”, che non ha mai inteso la scelta di vita religiosa come una fuga dal mondo, ma, appunto, ha vissuto in pienezza tutti gli stati di vita, affidandosi solo e unicamente a Dio, docile alla sua volontà. Perciò Dio “ha portato a pieno compimento il suo progetto su Rita” e ne ha fatto meraviglie. Possa intercedere per noi perché anche noi possiamo fare la volontà di Dio con la sua stessa docilità, ha concluso.
Dopo la Messa, è iniziata la Processione: la Reliquia, portata da donne, e dietro la Statua; davanti ad esse alcune bambine, vestite da suorine come S. Rita, spargevano a terra petali di rosa che portavano in un cestino, davvero deliziose. La Statua della Santa era invece affidata ai portatori, con tanto di divisa. Il Parroco guidava la preghiera del Rosario e gli inni a S. Rita, intervallati da alcuni brani eseguiti dalla Banda Musicale Città di S. Giorgio. Possa, la partecipazione dei fedeli alla processione, essere testimonianza – ha detto il Parroco – che i cristiani pregano perché sanno che “nulla è impossibile a Dio”, e possano davvero sperimentarlo nella loro vita.
Al ritorno in chiesa, Don Benedetto Minchella si è messo davanti all’altare con la Reliquia in mano per offrirla al devoto bacio dei fedeli: una lunga teoria ha aspettato con calma il proprio turno, con una partecipazione e una fede tanto semplice quanto profonda. La devozione popolare è radicata fortemente nel popolo, ma viene anche, molto opportunamente, coltivata con queste feste, che propongono i Santi come modelli di vita per tutti, da conoscere e da imitare nella propria vita, non solo da pregare per ottenere miracoli e guarigioni, quasi come si trattasse di un mercato!
Adriana Letta