I Domenica di Quaresima, Anno A
In questa prima domenica di Quaresima vengono riproposte le famose tentazioni di Cristo, segno dell’appartenenza di Gesù alla stirpe umana, soggetto quindi alla debolezza ma nello stesso tempo capace di trionfare sull’umana debolezza per mezzo dell’obbedienza alla Parola di Dio.
Nell’antico testamento anche i personaggi più santi, come Davide, hanno avuto gravi momenti di debolezza e sono caduti. Si sono riconciliati però con Dio ed hanno di nuovo ottenuto la sua benevolenza e la sua amicizia. Per Cristo invece vi è un’esperienza unica. Egli è senza peccato, pur provato come noi dalle tentazioni. Infatti, non abbiamo un sommo sacerdote che non sappia compatire le nostre infermità, essendo stato lui stesso provato in ogni cosa, a somiglianza di noi, escluso il peccato (Eb 4, 15).
Il numero delle tentazioni presentate dal Vangelo di Matteo è solo simbolico, tre, per indicare tutte le tentazioni possibili che il divin Maestro ha voluto subire in questo mondo. Nella tentazione l’umanità è sospinta verso il male da una forza oscura che non si sa di dove venga e che nel Vangelo è detta “il diavolo” o “il tentatore”.
Dunque la tentazione non viene dall’interno ma dall’esterno, è un altro agente, estraneo all’uomo, che lo tenta. La vigilanza è quindi dovuta sulle cose che avvengono intorno a noi per non dare adito al tentatore di circuirci e di vincerci. Gesù nel deserto però va con questo specifico intendimento: essere tentato dal diavolo.
Lui può. Lui sa come vincere la tentazione. Lui aspetta al varco il nemico per sbaragliarlo e vincerlo. Solo Lui ha avuto un simile atteggiamento davanti alla tentazione e al peccato di cui il diavolo è il padre. Questo vuol dire che nella lotta contro la tentazione ed il peccato Cristo è un fondamento ineludibile. Del resto gli stessi accusatori di Gesù dicevano: Chi può rimettere i peccati se non Dio solo? (Mc 2, 7). Se Gesù può rimettere i peccati, come Dio, vuol dire che è superiore al peccato e superiore e signore di qualsiasi tentazione.
Ma Gesù, come i santi profeti e poi i santi eremiti dell’era cristiana, si prepara nel digiuno a questa battaglia perché umanamente l’astinenza e la disciplina del corpo favoriscono la fortificazione dell’anima. Sant’Antonio Abate dimorò per lungo tempo nei sepolcri facendo penitenza per vincere le insidie dei diavoli.
Dopo la preparazione fisica ecco che si presenta il demonio in persona con la tentazione più semplice, quella del pane, la prova che spesso i più spietati carcerieri infliggono alle loro vittime: la paura della fame e dell’inedia. Ma Gesù si dimostra superiore a questa tentazione: non di solo pane vivrà l’uomo ed il demonio lo sa benissimo, infatti, non vive più perché ha potere solo sul pane e non su ogni parola che esce dalla bocca di Dio. Chi si nutre solo di pane è già morto perché non ha ideali nella vita, non ha vita dell’anima e considera banalmente se stesso come concime per le piante. Niente di più. Ma l’uomo, l’uomo vero, vive non solo di pane ma soprattutto dalla parola che esce da Dio. Quante anime elette nella storia cristiana hanno fatto anche a meno di mangiare per lunghi periodi (San Pio da Pietrelcina, B. Caterina Emmerick docent). Il loro cibo era il cibo degli angeli, la santissima Eucaristia, la Parola di Dio incarnata nel Santissimo Sacramento.
Così Gesù può rispondere in tutta tranquillità alla minaccia feroce e grossolana del demonio, come anche risposero con fierezza tanti deportati nei lager nazisti e nei gulag sovietici dove la tentazione della fame era un sistema di controllo ideologico. Non conta mangiare se non credi a niente! Come non conta mangiare se credi solo a colui che ti dà da mangiare, il tentatore ed i suoi schiavi! L’unione europea ci sta schiavizzando, asservendoci a sé, ventilando lo spettro della crisi economica, dell’innalzamento dello spread e quindi della fame se votiamo e ci schieriamo contro di lei. E’ il diavolo che ripete la sua tentazione: se mi obbedisci io ti do da mangiare e ti soddisferai completamente. Altrimenti morirai di fame…
Ma il diavolo è menzognero fin da principio (Gv 8, 44), non dà da mangiare e non realizza nulla nella vita dell’uomo. Le altre tentazioni, quelle dell’orgoglio (gettati giù, gli angeli ti porteranno sulle loro mani) e quella del potere (tutto sarà tuo se prostrandoti mi adorerai), sono sempre menzogne, che però fanno leva non sulla materialità, bensì sulla sfera spirituale dell’uomo. Vuoi prestigio, vuoi successo, vuoi consenso? Rivolgiti a me, dice il demonio. Purtroppo tante aggregazioni sociali moderne fanno leva proprio su questa promessa del demonio. Credere al demonio significa inizialmente avere successo, credere nella trasgressione e nel peccato sembra inizialmente procurare fama, celebrità, soldi… fino a quando il vuoto interiore e la disperazione per essersi allontanati da Dio, unico bene, non porta alla disperazione ed al suicidio molti divi e miti della moderna società. Il diavolo concede qualche briciola, ma in cambio vuole tutto, tutta la tua anima, tutto te stesso perché sia perduto.
Non ci resta che Cristo, il liberatore, la forma vera dell’uomo, l’aiuto perenne della nostra debolezza: l’uomo – Dio libero dalle oscure suggestioni del male.
di P. Luca M. Genovese.
Fonte: Settimanale di P.Pio