XX edizione della Pasquetta Epifania organizzata dall’Associazione culturale “Vecchia Cassino”, con Musici e Cantori che portano per le strade della città l’antico Inno
Ancora una volta, ed è la ventesima, la notte del 5 gennaio, a Cassino, per le strade e per ogni dove risuona l’antico canto della Pasquetta Epifania, che annuncia a grandi e piccoli l’arrivo dell’Epifania, e quindi della befana, e la fine delle feste.
E’ una tradizione antica a cui i cassinati sono particolarmente legati, perché una delle poche tradizioni recuperate dallo sfacelo della guerra. Nessuna strada, nessuna casa, nessuna chiesa, nessun angolo della città è più come prima, la devastazione totale causata dai bombardamenti della guerra ha rischiato di cancellare anche le usanze e le tradizioni. Oggi, dopo i terremoti più recenti, si sta capendo quanto sia importante mantenere viva l’identità di un popolo, perché possa sopravvivere e riprendersi dopo una catastrofe, identità che è il risultato di mille componenti, materiali ed immateriali. Può essere uno scorcio panoramico o un odore di cibo o un suono familiare, che sia una espressione dialettale o una sequenza di note musicali. E l’identità, quel profondo senso di appartenenza che qualifica ogni persona e l’aiuta a vivere, è il bene più prezioso, che va salvaguardato ad ogni costo. Ecco perché aver recuperato questo canto popolare e averlo arricchito e strutturato musicalmente, e istituzionalizzato, grazie all’Associazione culturale “Vecchia Cassino” (e in particolare grazie al compianto Maestro Pio Di Meo e al Presidente dell’Associazione Antonio Marzocchella), e caparbiamente portato avanti con passione, è così importante per i cassinati, veri e acquisiti. Parla al loro cuore, risveglia memorie antiche, sentimenti atavici mai spenti, e con la stupenda e struggente canzone “Vecchia Cassino”, parla della storia di un popolo, del suo coraggio nel ricominciare a ricostruire se stesso oltre che case e strade, parla della sua generosità e capacità di solidarietà.
Ecco anche perché tanto successo e tante emozioni ha procurato alle città di Cassino e di Norcia, il concerto di beneficenza al Teatro Manzoni, dello scorso 27 dicembre, a cura sempre dell’Associazione culturale Vecchia Cassino: è venuta fuori l’anima dei cassinati, e Norcia, città sorella nel nome di S. Benedetto ed ora – a causa del terremoto – per la distruzione della città, l’ha sentito e apprezzato.
Dunque, il 5 gennaio pomeriggio il “viaggio” di cantori e musici, con i loro cappelli e le loro mantelle, nere gli uni, rosse gli altri, col “distintivo” della Befana, diretti dal Maestro Marcello Bruni, che ha raccolto l’eredità musicale di Pio Di Meo, è iniziato con varie tappe, incominciando, come da tradizione, nell’abbazia di Montecassino e proseguendo poi in città. Alle 21,30 la tappa più istituzionale, al centro della città, nella chiesa di S. Antonio (v. foto), accolti dal Parroco Don Benedetto Minchella, alla presenza del Vescovo Gerardo Antonazzo e del Sindaco Carlo Maria D’Alessandro. Il Presidente Antonio Marzocchella, presente nonostante non stesse bene in salute, ha porto il suo saluto con la tradizionale poesia. Il vescovo Gerardo ha lodato l’iniziativa di cui ha sottolineato la gratuità, lo spirito del dono e della tradizione da affidare alle nuove generazioni. Il Sindaco D’Alessandro, per la prima volta partecipe dalla parte delle autorità, ha definito “orgoglio della città” la Pasquetta Epifania, evidenziando il carattere generoso dei cassinati dimostrato ancora una volta di recente nei confronti di Norcia.
Numerose le persone accorse per non mancare all’appuntamento: hanno aspettato l’arrivo, hanno goduto delle melodie e dei ritmi che hanno inondato la chiesa, hanno applaudito con entusiasmo. E così ad ogni tappa: alle 18.00 in Largo Dante e ancora dinanzi al Supermercato Pietroluongo; poi, sfilando per le vie del centro, in piazza Diaz per la consueta sosta dinanzi alla Banca Popolare del Cassinate, poi ancora in Corso della Repubblica, nei pressi del Bar Reale. Immancabile la sosta storica al rione Colosseo.
Da lì è proseguito il lungo viaggio notturno per le vie della città, per far risuonare nella notte le melodie della tradizione in tutti i quartieri della città, quando alla suggestione della musica si aggiunge quella più misteriosa dell’attesa, del porgere l’orecchio, dell’affacciarsi, nel buio e nel freddo, dello scorgere, dell’uscire fuori ad offrire ristoro e calore ai musicisti, dell’applaudire e stringere mani. In una notte particolarmente gelida, il cuore è caldo e palpita.
Adriana Letta