23 ottobre 2014: data di nascita della Diocesi di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo
Tre anni. Sono trascorsi i primi tre anni di cammino della Diocesi di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo che esattamente tre anni fa, il 23 ottobre 2014, vedeva la luce. Nasceva dall’unione di due precedenti diocesi, quella di Sora-Aquino-Pontecorvo e l’Abbazia Territoriale di Montecassino. No, non nasceva dal nulla, in un certo senso sarebbe stato più semplice, ma nasceva da due realtà distinte e diverse seppur non dissimili, ognuna con una propria storia e una propria tradizione a livello di formazione, religiosità, dinamismi interni ed esterni. E bisognava imparare a camminare insieme, come un’unica famiglia, mettendo in comunione tutto per ripartire in modo nuovo.
Quel giorno, giorno storico di cambiamento epocale!, alle ore 12.00 fu dato l’annuncio della “mutazione dei confini tra l’Abbazia di Montecassino e la Diocesi di Sora-Aquino-Pontecorvo e la nomina di Padre Donato Ogliari ad Abate di Montecassino“, contemporaneamente in quattro luoghi diversi: nella Sala stampa Vaticana dal direttore P. Federico Lombardi; nella Sala capitolare dell’Abbazia di Montecassino da Dom Augusto Ricci, Amministratore Apostolico di Montecassino; nella Cattedrale di Sora, dal Vescovo Mons. Gerardo Antonazzo; a Noci (Ba), nell’abbazia Madonna della Scala dall’Abate Donato Ogliari. Così aveva stabilito il Pontefice Francesco applicando all’Abbazia territoriale di Montecassino il Motu Proprio Catholica Ecclesia del 1976 di Paolo VI , frutto del Concilio Vaticano II, e stabilendo la nuova configurazione territoriale e la nuova denominazione della Diocesi, divenuta da quel momento, di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo.
Che giorno fu quel giorno! di esultanza per alcuni, di tristezza profonda e incredulità per altri, per altri ancora di fatica nell’accettare una così rivoluzionata geografia ecclesiale. Qualche giorno dopo, il 31 ottobre 2014, nella Curia di Cassino il Decreto Pontificio fu firmato dal Nunzio Apostolico in Italia Mons. Adriano Bernardini, dal Vescovo Mons. Gerardo Antonazzo e dall’Amministratore Apostolico di Montecassino Dom Augusto Ricci nonché dal consigliere della Nunziatura che aveva istruito la pratica, alla presenza di Dom Giuseppe Roberti, Priore di Montecassino e di Mons. Fortunato Tamburrini, Vicario generale diocesano (V. foto).
Senza dubbio le più sofferenti erano le comunità di quella che da sempre era chiamata Terra Sancti Benedicti, disorientate dopo un anno di malattia dell’Ordinario concluso con la sua rinuncia, più altri 16 mesi di sede vacante, in cui c’era stato, per il normale governo del monastero e della diocesi, un Amministratore Apostolico di nomina vaticana. Inoltre il 2014 era l’anno dei dolorosi ricordi, ricorrendo il 70° anniversario della totale distruzione dell’abbazia di Montecassino e della città di Cassino. Il giorno dopo l’annuncio, il 24 ottobre, ricorreva il 50° anniversario della ricostruzione e consacrazione della Basilica Cattedrale di Montecassino e Papa Paolo VI, intervenuto a celebrare un solenne Pontificale, contestualmente proclamò S. Benedetto Patrono Principale d’Europa, ricorrenza per cui da tempo si stava lavorando per organizzare una degna commemorazione.
Come se non bastasse, in quei mesi tante voci e indiscrezioni sul futuro della diocesi si rincorrevano giornalmente prevedendo tutti gli scenari possibili e immaginabili, perfino i più fantasiosi, tra scoop giornalistici, smentite, voci sussurrate… Una situazione a dir poco “ansiogena”.
E’ vero, di fronte ad ogni novità c’è sempre chi reagisce con entusiasmo per il fatto stesso che è nuova, chi, al contrario, sospettoso e dubbioso la osteggia a prescindere, chi vuole che ognuno si schieri da una parte o dall’altra, chi prende le distanze con indifferenza… Non è semplice.
Ma da quel giorno il cammino è cominciato: con buona volontà, con fatica forse, ma con concretezza. Al Vescovo Mons. Gerardo Antonazzo è toccato il compito non facile di gestire e guidare pastoralmente una realtà nuova e assolutamente inedita, questa grande Diocesi che tocca tre regioni e tre province. Ma lui – che solo da poco più di un anno era diventato vescovo – ha accettato la sfida e si è dedicato a questo compito con energia, apertura a tutti, spirito pastorale. Ha iniziato a percorrere in lungo e in largo il grande territorio e continua a farlo giornalmente, senza risparmiarsi, garantendo la sua presenza illuminante per incoraggiare, motivare, unire. Fin dall’inizio ha insistito che non si trattava e non si doveva trattare di “accorpamento” ma di unione e lo ha detto con una bella immagine biblica: Allarghiamo la tenda senza snaturare l’identità delle nostre chiese.
Tre anni sono abbastanza per cominciare a vedere le cose con maggiore lucidità e serenità, placato il tumulto dei sentimenti, ma sono assolutamente insufficienti per tirare bilanci. Cosa che non intendiamo assolutamente fare in questa sede, ma vogliamo ricordare l’anniversario perché tutti ci soffermiamo un po’ a considerare l’accaduto, non per dare i voti in pagella a nessuno, piuttosto per interrogarci tutti su ciò che ognuno di noi “che siamo la Chiesa di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo” – come dice il Vescovo – ha fatto in questo periodo. Ha accettato da cristiano la decisione della Chiesa come suggerita dallo Spirito Santo? Ricorda che la Chiesa è una? Ha dato il suo contributo costruttivo o si è limitato alla facile critica e lamentela o all’indifferenza e al distacco?
Il Card. Pietro Parolin, Segretario di Stato Vaticano, il 25 ottobre 2014, prendendo parte a Montecassino ad un importante convegno per le celebrazioni per il 50° di S. Benedetto Patrono d’Europa, disse, riguardo alla decisione presa: “A ciò si è giunti dopo accurata e prolungata riflessione, al termine di una stagione di consultazioni e di confronti. Non dubito, che con altrettanta apertura e spirito ecclesiale, tutti sapremo percorrere fedelmente questo nuovo cammino che la Chiesa ci ha indicato e collaborare, in spirito di comunione, per una fruttuosa ed esemplare testimonianza cristiana“.
Ecco, è questo che ora dobbiamo impegnarci maggiormente a fare per proseguire fruttuosamente il cammino intrapreso: con lealtà e spirito di comunione facciamo la nostra parte, tutti, perché la nostra Chiesa sia sempre più una “bella e grande famiglia”.
Adriana Letta