TUTTI I BRIVIDI DEL MONDO
Anna Oxa
Il bilancio della propria vita irrompe quando meno ce lo si aspetta. Di solito emerge durante la notte, per definizione il periodo del ritiro, del silenzio dai rumori del dì che fa tirare le somme e magari fa comprendere di non essere né ascoltati né amati «è una notte strana che non mi ascolta e non mi ama».
Il pensiero, a questo punto, va alla parte dell’essere umano ritenuta più forte: ci si rivolge ad essa chiamandola «lupo solitario, dove sei?». Si cerca di tornare in possesso delle proprie aspettative, dei propri sogni «tu che porti a spasso dentro un sacco i sogni miei, ridammeli se puoi».
Perché proprio “lupo solitario”? Azzarderei… questa definizione potrebbe, così come in natura, spiegare e differenziare la capacità di un lupo solitario (quando questo si sente in grado di poter gestire la propria vita, scegliendo una compagna per creare un nuovo nucleo) di sopravvivere malgrado la scelta di allontanarsi dal branco in cui, se rimanesse, risulterebbe meno vulnerabile.
Il bisogno di condividere i propri fallimenti, la sensazione di solitudine o le ipocrisie che la vita riserva, spingono a cercare conforto: si agogna una soluzione o anche solo qualche parola “riparlami se vuoi e ascoltami se puoi“.
È talmente forte questo desiderio che si ha come la sensazione che qualcosa ci bruci dentro «sento qualche cosa che mi brucia dentro».
La sensazione che ciò che si vorrebbe recuperare appartenga a un tempo passato e, quindi, impossibile da ripristinare fa «sentire inutile la vita» e fa provare una forte rabbia avvertendo «tutti insieme i brividi del mondo».
Ma un’espressione lascia percepire la voglia di cambiamento, la volontà di essere più ottimisti verso la vita…
D’altronde – continua il brano – «lupo solitario tu lo sai che con un po’ di luce scopriresti un’altra in me, che non conosci ancora».
Lo spunto intorno a cui ricondurre la riflessione è dunque il tema della “rabbia“, questo lupo che prepotentemente ritorna nella canzone.
Si potrebbe velocemente dire che la rabbia, al pari delle altre emozioni, in determinate circostanze è non solo inevitabile, ma necessaria. D’altro canto, la sua assenza, indicherebbe indifferenza, la più disastrosa delle mancanze umane.
Quando ci si sente insoddisfatti, frustrati arriva la rabbia che in genere produce ribellione e spinge a reagire. Ma, Scrive Clarissa Pinkola Estes, “Ciò che dobbiamo sperare è di rendere la rabbia un fuoco che cucina anziché un fuoco che brucia“.
Certamente, da cristiani, siamo invitati a non perdere la speranza e a evitare di trattenere la rabbia, il male o il dolore che alla lunga ruberebbero la nostra energia impedendoci di amare.
C’è un testo, legato proprio alla metafora del lupo, che ho ritenuto adeguato per concludere efficacemente il nostro topic.
Perché entrambi i lupi vanno nutriti
Un giorno il capo di un villaggio Cherokee decise che era arrivato il momento di insegnare al suo nipote prediletto un’importante lezione di vita. Lo portò nella foresta, lo fece sedere ai piedi di un grande albero ed iniziò a raccontargli della lotta che ha luogo nel cuore di ogni essere umano:
“Caro nipote, devi sapere che nella mente e nel cuore di ogni essere umano vi è un perpetuo scontro. Se non ne prendi consapevolezza, rischi di spaventarti e questo, prima o poi, ti porterà ad essere confuso, perso e vittima degli eventi. Sappi che questa battaglia alberga anche nel cuore di una persona saggia ed anziana come me.
Nel mio animo dimorano infatti due grandi lupi: uno bianco, l’altro nero. Il lupo bianco è buono, gentile e amorevole; ama l’armonia e combatte solo per proteggere sé stesso e il suo “branco”. Il lupo nero invece è scontroso, violento e rabbioso. Ogni piccolo contrattempo è un pretesto per un suo scatto d’ira. Egli litiga con chiunque, continuamente, senza ragione. Il suo pensiero è ottenebrato dall’odio, dall’avidità e dalla rabbia. Ma la sua è una rabbia inutile, perché non gli porta altro che guai. Devi sapere che ci sono giorni in cui è davvero difficile vivere con questi due lupi che lottano senza tregua per dominare la mia anima.
Al che il piccolo Cherokee chiese ansiosamente al nonno: “Ma alla fine quale dei due lupi vincerà?“
Il capo indiano rispose con voce ferma per sovrastare il rumore degli alberi della foresta:
“Entrambi. Vedi nipote, se nutrissi solo il lupo bianco, quello nero mi attenderebbe affamato nell’oscurità e alla prima distrazione attaccherebbe a morte il lupo buono. Se al contrario gli presto la giusta attenzione, cerco di comprenderne la natura ed imparo a sfruttarne la forza e la potenza nel momento del bisogno, i due lupi potranno convivere pacificamente nel mio animo“.
Il ragazzo sembrò confuso: “Come è possibile che vincano entrambi, nonno?!“
L’anziano Cherokee sorrise al nipote e continuò il suo racconto: “Il lupo nero ha molte qualità di cui tutti noi possiamo avere bisogno in determinate circostanze. Egli è temerario e determinato, astuto e capace di ideare strategie indispensabili per dominare in battaglia. I suoi sensi sono affinati e i suoi occhi, abituati alle tenebre, possono scrutare anche il minimo movimento e salvarci così da un’imboscata notturna. Insomma, se sapremo addomesticare il nostro lupo nero egli potrà dimostrarsi il nostro più valido alleato“.
Per convincere definitivamente il nipote, il capo indiano prese dalla sua sacca due pezzi di carne e li gettò a terra, una a sinistra e l’altro a destra, ed indicandoli disse: “Qui alla mia sinistra c’è il pezzo di carne per il lupo bianco e alla mia destra il cibo per il lupo nero. Se darò ad entrambi da mangiare, i due lupi non lotteranno tra loro per conquistare la mia mente e potrò scegliere io a quale lupo rivolgermi ogni volta che ne avrò bisogno. Ricorda:
La rabbia repressa, come il lupo affamato, è pericolosa.
Caro nipote, devi comprendere che non dobbiamo reprimere o affamare nessuna sfaccettatura del nostro carattere. Per controllare la rabbia e gli altri lati oscuri che si nascondono nei meandri della nostra mente, dobbiamo imparare a conoscerli, accettarli e sfruttarli nelle circostanze più adatte. Solo in questo modo la lotta interiore tra i nostri due lupi cesserà“.
Angela Taglialatela