Un Ateneo che si pone in dialogo con la cultura cristiana, e cattolica in particolare, non è, oggi, cosa così scontata. Basta ricordare il “discorso non tenuto” da Benedetto XVI in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico 2007-2008 alla Sapienza a Roma. Bisogna riconoscere che l’Università degli Studi di Cassino e del Lazio meridionale è un felice esempio di apertura del mondo accademico verso la Cultura senza aggettivi, e quindi anche verso la cultura e spiritualità cristiana, che è poi storia e patrimonio di tutto l’Occidente. E’ recentissimo l’Accordo di collaborazione firmato lo scorso 7 novembre con la Diocesi di Sora-Cassino-Aquino-Pontecorvo, dal Rettore Giovanni Betta e dal Vescovo Gerardo Antonazzo. Oggi, 29 novembre, per iniziativa del prof. Filippo Carcione, docente di Storia della Cultura benedettina presso il Dipartimento di Scienze Umane, Sociali e della Salute, nonché direttore dell’Istituto Teologico Leoniano di Anagni, gli studenti del corso hanno potuto partecipare ad una triplice esperienza benedettina singolare ed efficace. Il primo momento è stato in aula: al tavolo dei relatori, a presentare e intervistare, insieme al prof. Carcione, era la prof. Amelia Broccoli, docente di Pedagogia generale e Filosofia dell’Educazione e la lezione è stata una testimonianza particolarmente qualificata e significativa, quella dell’Abate di Montecassino Dom Donato Ogliari.
Della “cultura benedettina”, che è storia profonda entrata nel dna di tutto il territorio circostante l’abbazia, l’Abate ha illustrato al folto e attento uditorio, di cui facevano parte, oltre agli studenti, anche diversi docenti, come vive una comunità monastica secondo la Regola di San Benedetto. E’ una scelta di vita non eremitica, di solitudine, ma cenobitica, in comunità e se anche questa vita può apparire a qualcuno lontana dal mondo, i benedettini non sono affatto “fuori dal mondo” perché lo vivono in tutte le sue dimensioni, cercando di capirne i segni, le sfide e le opportunità, ed offrendo una sponda di senso, pace e positività a chi si sente smarrito e confuso, proprio come fece il Fondatore, vissuto anche lui in tempi molto difficili. P. Donato ha parlato sui tre punti fondamentali riassuntivi della Regola: l’ Ora, la preghiera, che non consiste soltanto nel recitare preghiere, ma in un atteggiamento interiore di vicinanza e contatto continuo con Dio e, di conseguenza, in uno sguardo “alto” sul mondo; il Labora, che comporta il lavoro, sia manuale che intellettuale, in tutti i settori, da svolgere bene, con cura, se vogliamo anche con genialità, ma che non rappresenta la cosa principale nella vita del monaco; il Lege, la lettura in senso lato, cioè lo studio, cominciato con lo studio delle Sacre Scritture ma allargatosi nel tempo a tutto il sapere umano, cosa che nel Medioevo fece sì che furono i monaci amanuensi a salvare i testi dell’antichità, i “classici” che altrimenti sarebbero andati perduti, riguardanti tutti gli ambiti dello scibile umano, dalla letteratura all’agronomia, dall’astronomia all’ingegneria, alla medicina… E’ così che un vero tesoro culturale è stato non solo tramandato dall’antichità ai posteri, ma sempre commentato, ampliato e approfondito. La vita del monaco, ma forse di ogni uomo, è una continua ricerca, è quaerere Deum, e diviene anche conoscenza, invenzione, scoperta che fa progredire l’umanità e la civiltà.
Sollecitato poi dalle domande, giunte soprattutto da diversi docenti presenti, Padre Ogliari ha chiarito alcuni punti, mostrando come oggi la vita monastica conservi tutta la sua attrattiva e attualità adattandosi e confacendosi al mondo di oggi: un giornalista, ha rivelato, lo ha chiamato “l’Abate 2.0”, meravigliato di vederlo usare tanto disinvoltamente i mezzi informatici. D’altronde, ha osservato, se Benedetto fosse qui, utilizzerebbe certamente le tecnologie odierne, egli spronava e continua ancor oggi a spronare i suoi seguaci a compiere bene ogni cosa, ad amare le cose ben fatte, l’armonia e l'”ordine” e soprattutto mirava ad una formazione integrale dell’uomo. E qui è stato interessante osservare, attraverso i vari interventi che si sono succeduti, come la moderna Pedagogia abbia ancora da imparare dalla saggezza e sapienza di Benedetto da Norcia.
Il secondo momento ha visto un bel gruppo aderire alla proposta di recarsi in cappella per un momento di preghiera. Il cappellano universitario, Don Benedetto Minchella, ha distribuito i fogli preparati per la recita dell’Ora Media della Liturgia delle Ore, quasi un piccolo assaggio della preghiera monastica che scandisce la giornata in monastero.
Infine, un gruppo di studenti, accompagnati dal prof. Carcione e da Don Benedetto, si è recato in visita al monastero di Santa Scolastica a Cassino, dove, accolti dalla Badessa Madre Placida, hanno visto da vicino la vita monastica benedettina declinata al femminile, spiegata da coloro che la vivono giorno per giorno nella semplicità, nell’operatività e nella pace, costituendo una presenza orante che vive in clausura ma con il cuore aperto a comprendere e abbracciare il mondo intero.
Adriana Letta