All’Università di Cassino e del Lazio meridionale, una manifestazione a più voci ed un libro a più voci per ricordare la figura ed il pensiero di un Docente di Pedagogia, il prof. Annibale Pizzi, che ha lasciato traccia del suo passaggio negli studi, nelle menti e, non da ultimo, nei cuori di colleghi e studenti.
La manifestazione è stata organizzata dal Dipartimento di Scienze Umane, Sociali e della Salute, Laboratorio di tecnologie della Conoscenza e dell’Educazione il 17 novembre, al Campus Folcara e per l’occasione è stato presentato il volume collettaneo “Annibale Pizzi (1937-2014) – La pedagogia come progetto di vita e via di salvezza“, edito da Arte Stampa Editore, Roccasecca 2015.
A coordinare le attività della mattinata dedicata al prof. Pizzi, scomparso un anno fa, sono stati i proff. Antonio Cartelli e Filippo Carcione. Quest’ultimo ha proposto, prima di cominciare i lavori, un minuto di silenzio in ricordo delle vittime delle recenti stragi di Parigi, proposta che è stata prontamente accolta e rispettata da tutti i presenti ed ai familiari del prof. Pizzi.
All’inizio ci sono stati i saluti delle autorità: il saluto del Rettore prof. Betta è stato porto dalla prof.ssa Loriana Castellani, Direttore del Dipartimento, che ha anche ricordato personalmente il prof. Pizzi, sottolineandone l’importanza per l’Ateneo. Il prof. Carcione ha offerto a lei la prima copia del libro, poi via via l’ha consegnata anche agli altri relatori.
E’ seguito il saluto della prof.ssa Amelia Broccoli, Coordinatrice dei Corsi di studi in Scienze dell’Educazione e della Formazione e in Scienze Pedagogiche, la quale si è detta emozionata per la presenza del figlio Fabrizio e della sorella Maria del prof. Pizzi, di cui ha sottolineato la tempra morale, la rettitudine, trasparenza, il senso della dignità personale e del ruolo, il suo avere sempre tempo per tutti, l’essere amatissimo dagli studenti. Tutto ciò affermando che “il suo spirito è qui tra noi”. Ed ha concluso con una frase che Pizzi ripeteva sempre: che il tuo sì sia sì e il tuo no no.
La prof.ssa Rosella Tomassoni, prima relatrice del convegno, ha voluto anch’essa rendere omaggio all’uomo, al Docente, allo studioso, al cittadino (fu anche a lungo sindaco del suo paese in Molise), al credente, uomo coerente di scienza e di fede. La Tomassoni ha dichiarato verso di lui una gratitudine autentica per l’arricchimento umano e culturale che ha portato. Ha poi illustrato la struttura del libro, che gode del contributo di numerose persone e studiosi ed ha ringraziato gli organizzatori della giornata di commemorazione e di studio.
Don Benedetto Minchella, cappellano dell’Università Campus Folcara, è intervenuto a parlare dell’orizzonte teologico della Pedagogia, un intervento, come ha osservato lui stesso, “trasversale al contenuto del libro, in quanto non vi è in esso pagina, espressione, deduzione o conclusione che non sia eco del grande insegnamento pedagogico che la Chiesa ha enucleato e trasmesso attraverso le generazioni cristiane”. Ha ricordato come lo conobbe un giorno che si era presentato in curia per parlare con l’abate Vescovo D’Onorio: voleva proporre in diocesi un progetto per creare un centro di ascolto familiare, perché “Bisogna agire sulla famiglia, perché essa è l’officina dell’uomo che sarà”.
Raffrontando pagine del magistero della Chiesa, in particolare sull’emergenza educativa, con altre del Pizzi, Minchella ha fatto risaltare la vicinanza di idee e posizioni, tanto da considerare quelle di Pizzi “pagine che si rivelano come la traduzione in chiave accademica del grande interesse che la Chiesa stessa nutre e coltiva nei confronti della struttura pedagogica dell’uomo”. Stretto dunque è il rapporto tra fede cristiana ed educazione e bella la passione di Annibale Pizzi, pedagogista e pedagogo. “Se c’è – ha continuato – un insegnamento che il prof. Pizzi ha scolpito nell’animo di tutti è che l’educazione è cosa del cuore. Chi sa di essere amato, ama, e chi è amato ottiene tutto, specialmente dai giovani”. E l’educazione “passa attraverso le relazioni”.
Don Benedetto ha concluso il suo intervento con una citazione di Pizzi a margine del testo “Pedagogia della salvezza”, “che rivela la statura interiore di quest’uomo, credente ancor prima che docente, dove dà testimonianza che l’esperienza della fede è essenzialmente esperienza liberante e liberatrice”.
Altrettanto interessanti sono stati gli interventi del Prof. Giovanni De Vita su “Lo sguardo antropologico” e del prof. Bernardo Starnino su “Il messaggio educativo”. Il primo ha fatto notare che nel volume, scritto a più mani, l’antropologia è presente in tutti i contributi, come metodo, impianto, disciplina accademica. Tra i vari passaggi antropologicamente significativi ha indicato il rapporto tra politica ed educazione, il valore della libertà nei percorsi formativi. Il volume, ha detto, costituisce un primo serio e fondamentale passo, una base di partenza solida da ampliare ed approfondire.
Il Prof. Starnino, infine, che facendo alcune citazioni, ha voluto “rendere culturalmente presente Annibale Pizzi”, ha provato a “fare sintesi ma non conclusioni, a fornire stimoli” per una rilettura più approfondita del Pizzi. Egli è stato pedagogista ed educatore, due facce della stessa medaglia. Non offriva solo teoria, ma anche comportamenti, che sono quelli che rendono credibile la teoria. Dunque ha lasciato una testimonianza che diventa anche messaggio. Infatti “un buon altruismo primario avrà anche un buon altruismo secondario”.
Un convegno, insomma, che non ha voluto solo commemorare un docente scomparso, ma rievocarne a tutto tondo la figura, la vita ed il pensiero scientifico riconoscendone tutta la validità e le potenzialità. Pizzi era un docente, uno studioso, un credente convinto e coerente. Basti pensare che quando veniva a Cassino portava il pane del suo paese molisano, Pesche, alla Mensa della Caritas diocesana!
Adriana Letta
Foto di Adriana Letta