Un convegno organizzato dal Settore Adulti dell’Azione Cattolica diocesana si è svolto ieri, 15 novembre, nella Sala degli Abati a Cassino, sulla “Venerabile Antonietta Meo, la nostra Nennolina“, una bambina la cui breve vita (dal 1930 al 1937) è stata toccata dalla malattia e dalla sofferenza, vissuta senza mai un lamento, ma con gioia e speranza e offrendo tutto a Gesù. Ad accogliere e presentare gli ospiti e a condurre la serata hanno provveduto i due Vicepresidenti, Azzoli e Simeone.
Dopo la preghiera iniziale, guidata da Don Nello Crescenzi, assistente AC, il Vescovo Mons. Gerardo Antonazzo, nell’aprire i lavori, ha sottolineato l’importanza di far conoscere storie di testimoni straordinari che possono diventare riferimenti importanti nella vita, cosa che oggi si fa troppo poco, tanto che per le nuove generazioni questa è una delle povertà maggiori. Occorre, ha detto, riappropriarsi di un patrimonio letterario cristiano come di un cofanetto prezioso, un tesoro da studiare e far proprio. Si riconoscono tanti idoli e non i testimoni! L’AC svolge tale compito, ma certamente è da estendere, perché si tratta di storie di alto valore formativo per i ragazzi. Ed ha riportato un passaggio del suo Messaggio per la prossima Giornata del Seminario diocesano, l’8 dicembre: «Ciò che rende ‘grande’ la nostra vita sono le domande che ci siamo posti da ‘piccoli’, quando forse gli adulti non ci hanno preso sul serio…, queste domande hanno continuato a crescere con voi con forza dirompente, come quella del filo d’erba che riesce a fare capolino perforando persino lo strato dell’asfalto stradale».
Ha poi citato Benedetto XVI che nel dicembre 2007 dichiarò “Venerabile” Nennolina, e ne parlò a ragazzi e ragazze dell’ACI, affermando: «Nennolina apparteneva all’Azione Cattolica: oggi sicuramente sarebbe iscritta all’A.C.R.! Perciò potete considerarla come una vostra amica, un modello a cui ispirarvi. La sua esistenza, così semplice e al tempo stesso così importante, dimostra che la santità è per tutte le età»; il vescovo Gerardo ha ancora osservato che la fanciullezza è l’età più idonea ad intuire le chiamate del Signore. Infatti il periodo dell’innocenza è quello in cui più ci si accosta alla santità in modo naturale.
A questo punto si è dato inizio al convegno con un video, “La piccola via”, che ha illustrato la vita di Antonietta Meo e subito dopo un momento toccante: un parente, Bruno Valente, ha dato testimonianza personale della storia personale e familiare della bambina.
Per approfondire maggiormente la conoscenza, ha preso la parola Don Dino De Carolis, biografo di Antonietta. Sì, perché lei si presentava col nome di Antonietta, non con il vezzeggiativo “Nennolina” che la fa pensare una “bambolina spirituale”, mentre è un vero “gigante di santità”, tanto da arrivare a fare della morte il dono di sé totale ed estremo. Ha poi indicato alcuni punti fermi della sua vita: la famiglia, cattolica praticante, generosa, visitata dal dolore; la scuola, ben caratterizzata con la maestra Suor Bortolina; l’ospedale, il Calvary Hospital, dove soggiornò a lungo. Il ripercorrere le tappe del cammino di santità di Nennolina ha fatto riflettere sull’importanza della Prima Comunione, desideratissima dalla bambina che faceva il conto alla rovescia dei giorni mancanti; e in seguito le sue “letterine” a Gesù, a Dio Padre e alla Madonna, presero un tono più pacato, sereno e profondo. La Cresima fu anticipata, data la maturità dimostrata. A questo proposito racconta la collaboratrice familiare Caterina che Antonietta le disse con orgoglio: “Ora sono un soldato di Cristo!” e lei le rispose: “Ma tu diventerai un generale!” e la piccola: “No, il Generale è uno solo!”. Antonietta capiva che doveva diventare apostola e missionaria con la sofferenza della malattia, durante la quale scrisse personalmente o dettò alla mamma 170 letterine, che poneva sul comodino sotto al crocifisso perché Gesù nella notte potesse leggerle; in esse dimostra un amore filiale e affettuoso verso Dio Padre, un’esistenza eucaristica, una gioia grande nello stare vicino a Gesù sul Calvario e nell’offrirgli tutto, una comprensione teologica ben superiore all’età, tutto in modo straordinario. Un esempio luminoso.
Profondo e toccante è stato l’intervento di Andrea Somma, un devoto di Nennolina, colui che da molto tempo spingeva l’AC ad organizzare questo convegno, e che ha rivelato che a Raccodevandro, il suo paese, Nennolina è apparsa ad una signora ed è conosciuta e amata, tanto che un gruppo di persone il 3 luglio, dies natalis della piccola, si reca a Roma per la Messa di commemorazione a S. Croce in Gerusalemme dove è sepolta. Ha anche mostrato un quadro autentico che ritrae Nennolina donato dalla famiglia.
Infine Anna Teresa Borrelli, Responsabile nazionale ACR, ha parlato con entusiasmo trascinante della causa di beatificazione di Antonietta Meo, dal momento che di recente ne è stata nominata “postulatrice” a nome dell’AC. Perché si possa arrivare a questa nuova tappa, secondo le regole canoniche, ha spiegato, occorre che Antonietta Meo sia sempre più conosciuta, amata e pregata e si possano raccogliere testimonianze di suoi interventi di grazia. Moltissimi sono i visitatori della sua tomba, come attestano i numerosi registri di firme, ma occorre segnalare anche le grazie più semplici e ordinarie. Non è Nennolina che fa la grazia, ha ribadito, è l’amicizia forte, bella e santa che ha con Gesù che le fa ottenere le grazie. Ella ha vissuto la santità a misura di piccola, lo ha fatto con eroismo gioioso, con pienezza di vita, testimoniata dalla sua perenne risposta “Sto bene” alla domanda che le facevano sulla sua salute, con il suo essere apostola ed evangelista della sofferenza, accolta e vissuta fino alla fine. La Borrelli ha affermato che l’AC ha sempre creduto possibile la via di santità anche dei più piccoli, perché non è l’estensione della vita che dice la santità ma l’intensità dell’amore. Ma perché possa salire agli onori degli altari occorre che in tanti la conoscano la preghino e testimonino il suo aiuto.
In chiusura, Simona Sarra, responsabile ACR, ha illustrato i contributi dei bambini a cui è stata fatta conoscere Nennolina: nella sala e nel corridoio di accesso, infatti, troneggiavano cartelloni e disegni fatti da loro. Due “acierrine”, infatti, hanno offerto ai relatori ospiti cesti di prodotti locali e una torta. I due presidenti diocesani, Giampaolo Pontone di Cassino e Antonio Accettola di Sora hanno concluso i lavori e Don Nello ha ringraziato e salutato tutti. La preghiera finale è stata quella “ufficiale” composta per impetrare la beatificazione di Antonietta Meo.
Adriana Letta
Foto di Adriana Letta
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Preghiera
O Dio, Padre degli umili, noi ti ringraziamo perché in Antonietta Meo ci hai donato un’immagine viva del tuo Amore e della tua Sapienza, rivelata ai piccoli. Tu, che le hai dato la grazia di essere unita alla croce del Signore Gesù e di soffrire con fortezza e con gioia, rendila gloriosa ora anche sulla terra, perché sia per tutti un esempio luminoso di fedeltà al Vangelo.
Concedi a noi il suo amore semplice e ardente all’Eucaristia e alla Chiesa; vieni incontro alla nostra povertà e, per sua intercessione, secondo la tua Santa Volontà, donaci la grazia che, con fiducia, Ti chiediamo. Amen.
(Padre Nostro, Ave Maria, Gloria)