Grazie a Don Antonio Molle da parte dei detenuti
Un grazie speciale ad una persona speciale. Il grazie viene dalla Caritas diocesana sez. Cassino ed è diretto al carissimo Don Antonio Molle, che ancora una volta dimostra un’attenzione premurosa verso i fratelli detenuti. Anche quest’anno, infatti, ha fatto giungere, come è diventata ormai tradizione, i calendari per loro, a cui ha aggiunto stavolta anche quelli per gli assistiti della Caritas. Sono calendari che parlano di Canneto e della Madonna della Basilica Santuario, capaci quindi di suscitare ricordi e pensieri buoni, di suggerire speranza, consolazione, voglia di rinascita, e che restituiscono il sorriso accogliente di Don Antonio, che in particolare due anni fa seppe instaurare un vero dialogo con i reclusi, facendo nascere un rapporto straordinario di affetto, di fiducia e di amicizia.
Era il 21 maggio 2015 (v. foto) quando la Madonna di Canneto, in peregrinatio nella Diocesi, andò a visitare i suoi figli detenuti nella Casa Circondariale “S. Domenico” di Cassino ed il Simulacro della Vergine Bruna entrò nel cortile per una sosta di preghiera. C’era la direttrice dott.ssa Irma Civitareale e la Direzione al completo, il Commissario e gli Agenti di Polizia Penitenziaria, il personale dell’Istituto, Don Luigi D’Elia, già cappellano del carcere, gli operatori Caritas con M. Rosaria Lauro… e c’era, quale accompagnatore e “Custode” della Madonna, Don Antonio Molle. I detenuti che avevano accettato di partecipare all’evento, erano in un grande spazio, il campo di calcio, recintato da un’alta rete; avevano preparato delle loro personali preghiere scritte su foglietti azzurri che avevano legato a palloncini bianco-celesti che poi fecero volare al cielo per far arrivare alla Madonna le loro richieste, come fossero tornati fanciulli. Infatti un detenuto lesse queste parole: «Come fanno i bambini abbiamo scritto su un biglietto ogni nostro desiderio e vogliamo farlo volare più in alto possibile. Sono tante le cose che vorremmo chiederti, sono tanti i desideri che abbiamo nel cuore, ma cerchiamo di farci bastare quello che c’è a nostra disposizione. A Te, Vergine Madre, chiediamo di accompagnare le nostre preghiere ed aiutarci a far sì che giungano fino al cuore di Gesù. In Te riponiamo le nostre speranze, in Te confidiamo. Ti vogliamo bene. I tuoi figli». Mentre tutti stavano col naso all’insù a guardare i palloncini in alto, Don Antonio subito fece loro notare: “Vedete? con la forza di volontà siete riusciti a mandare in alto i palloncini. Non dimenticatelo mai, continuate sempre con la forza di volontà a tendere verso l’alto e a migliorare voi stessi e la vostra vita“. E col suo sorriso fraterno, avvicinato alla rete, stava lì, con loro, accanto a loro, faceva sentire anche loro “figli” della Beata Vergine Maria.
E quegli uomini – la maggior parte dei quali giovani – apparentemente duri, che giustamente stanno scontando la pena per i reati commessi, avevano perso ogni arroganza, ogni durezza, gli parlavano, si confidavano probabilmente, avevano d’istinto capito che lui, Don Antonio, era dalla loro parte, era una persona amica che dava loro, da parte della Vergine Maria, la speranza e la fiducia che potevano “risorgere” ad una vita nuova. Non avrebbero voluto più lasciarlo, gli chiedevano di non andar via e lui sarebbe rimasto molto volentieri!
Ed in effetti, non si sono lasciati. Don Antonio aveva promesso loro che avrebbe portato le corone del Rosario ed altre cose. Ed è stato di parola: tornò presto a far visita e portò quanto promesso; corone, riviste e calendari continuano puntualmente a giungere in carcere, sia per i detenuti che lo avevano conosciuto in quell’occasione, sia per i nuovi arrivati. Per tutti loro Don Antonio c’è.
Ecco perché la Caritas non può non ringraziarlo pubblicamente, perché il suo “esserci” è un dono prezioso per tutti.
Adriana Letta