Un matrimonio in carcere

Riscoprire l’essenziale. In tempi come i nostri non è affatto scontato che si punti all’essenziale, ma molto più frequentemente accade che venga scambiato per essenziale ciò che è assolutamente accessorio, se non ridondante e addirittura inutile. Questa considerazione veniva in mente alle (poche) persone che hanno assistito al matrimonio celebrato giovedì 7 dicembre all’interno della Casa Circondariale “S. Domenico” di Cassino.

Due giovani, lui detenuto a Cassino, si sono uniti in matrimonio davanti al Sindaco Carlo Maria D’Alessandro, venuto appositamente. Una cerimonia semplice, ma al tempo stesso forte, emozionante e sentita, alla presenza della Direttrice del carcere, dott.ssa Irma Civitareale, dei suoi collaboratori e del personale dell’istituto, compreso il cappellano Don Lorenzo Vallone, dei quattro testimoni degli sposi, degli operatori Caritas, Angela De Felice (referente Area Carcere) con i ragazzi del Servizio Civile in Caritas. Sono stati questi ultimi ad organizzare e a preparare tutto, dal bouquet per la sposa alla festa.

Dopo la cerimonia, con le domande di rito e lo scambio delle fedi, con i rallegramenti e gli auguri dei presenti, si è passati nella sala colloqui dove è stato allestito un buffet. Non mancava nulla, dal rustico al dolce alle bevande, non mancavano neppure – manco a dirlo! – la torta, i confetti e lo spumante. Ma soprattutto non mancava, anzi c’era e si sentiva!, la gioia. Gli sposi, Fabrizio e Ilaria, erano felici e sorridenti come chi riesce a realizzare un sogno a lungo accarezzato e inseguito. Lo ha detto lo sposo in un breve discorso: voleva tanto farsi una famiglia ed ora era felice di esserci riuscito insieme a lei. C’era anche la loro piccola, che sembrava ancor più felice perché stava con tutti e due insieme, mamma e papà, e si dava un gran da fare tra patatine e dolcetti vari.

Alla fine, se ricordassimo tutti più spesso che cosa è essenziale! Basta poco ad un bambino per essere felice: avere accanto i genitori che si vogliono bene e che lo amano. Non sono le trovate spettacolari, costose e fantasmagoriche di certi matrimoni faraonici che si vedono spesso, a fare un “matrimonio”. E’ l’amore di un uomo e una donna, la gioia di stare insieme, con le persone più vicine e dire: Siamo felici, vogliamo iniziare una nuova vita, migliore di prima, sostenendoci e aiutandoci a vicenda. Vogliamo provare. Vogliamo riuscirci.

L’augurio che di cuore formuliamo per questi giovani, accompagnandolo con la preghiera, è che la famiglia che hanno creato sia la base sempre più solida su cui appoggiarsi per andare avanti e ricominciare a vivere impegnandosi a far bene, insieme. Auguri, ragazzi!

Adriana Letta

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