Il dato è emozionante e quasi travolgente, ma è oggettivo. Il giorno 22 settembre 2015 la Pastorale Digitale ha toccato un traguardo storico: ha superato 1.000.000 di visualizzazioni di pagina!
Questo aumento vertiginoso si è verificato in soli 21 mesi, da quando, cioè, abbiamo iniziato a monitorare le visite. Era il gennaio 2014 e la Pastorale Digitale era ai primi passi, certamente i più difficili, quelli del rodaggio e del lancio. Si è andati avanti, son successe tante cose, la Diocesi si è allargata venendosi a fondere, per volere di Papa Francesco, con quella di Montecassino e quindi le persone e gli eventi da raccontare sono cresciuti di numero, e i visitatori del nostro sito sono aumentati progressivamente in maniera impressionante. I cybernauti che, per propria volontà e conoscenza, o per suggerimento di qualcuno, o per caso, o perché attirati magari semplicemente da un’immagine o una parola, o perché lontani geograficamente hanno cercato un pezzetto di casa e di radici, o perché sono stati fotografati in un evento e vogliono rivedersi, o per mille altri motivi e coincidenze, sono entrati nel sito e hanno dato anche solo uno sguardo, sono più di un milione!
Sì, lo sappiamo, saranno certamente di meno, se calcoliamo che alcuni saranno degli abitués che entrano e rientrano molte volte, altri saranno frequentatori meno costanti, altri ancora saranno entrati per una sola volta, fatto sta che un milione di volte nostre foto, nostre rubriche, nostri articoli sono stati guardati. E sappiamo anche che “guardati” non vuol dire “letti”, ma tant’è. La misurazione è questa e se da una parte dà grande soddisfazione a tutta l’équipe, che conta al suo interno gli ideatori della Pastorale Digitale che a suo tempo l’hanno proposta, i programmatori e amministratori del sito, e tutti coloro che poi ci hanno lavorato e la realizzano e curano giorno per giorno, dall’altra parte, va detto, fa anche “tremar le vene e i polsi”.
Eh sì, perché la nostra non è un’azienda che fa marketing e deve visualizzare i suoi prodotti per vendere e guadagnare. E’ un gruppo di persone che con le loro capacità e competenze, spesso non professionali ma che cercano di affinare man mano, e con i loro limiti e difetti, sono piene di entusiasmo, credono fortemente a questo modo di contattare e contagiare gli altri mostrando quanto è viva la Chiesa e quanto è bello vivere da cristiani o almeno provarci. Perché? Perché lo sperimentano nella loro vita e nelle loro relazioni. I collaboratori di Pastorale Digitale non sono perfetti, certo che no, ma hanno trovato quella “perla preziosa” rispetto alla quale nient’altro vale granché. E allora, da volontari, ritagliano dalla loro vita il tempo necessario per svolgere questo servizio, magari con sacrificio e anche con qualche salto mortale, ma ci sono e lavorano. E’ grazie a tutta la squadra, al legame che la tiene unita e alla volontà di valorizzare e far crescere questo legame, che la Pastorale Digitale va avanti. E, a quanto pare, a gonfie vele!
La gioia del risultato di oggi, che può sfiorare l’euforia, è controbilanciata da un brivido di preoccupazione e di responsabilità. Sappiamo che parliamo nella Chiesa, della Chiesa e per la Chiesa, in suo nome, non a titolo personale. Sappiamo che non siamo chiamati a dire cose nuove, ma l’annuncio di sempre con mezzi nuovi. E ciò comporta responsabilità.
E conosciamo anche i pericoli della rete e della “rivoluzione digitale” che sta cambiando nel profondo il nostro modo di apprendere, comunicare, conoscere, relazionarci, informarci, insomma di “pensare”. Non ci si sofferma più a pensare. Di fronte a informazioni flash che giungono a valanga, si ingenera incapacità di concentrarsi, di riflettere e di approfondire, di star fermi su un argomento per più di un minuto, che è assolutamente insufficiente per capire il cuore delle questioni. E si finisce per non saper più comprendere un discorso lungo e minimamente complesso. Inoltre l’enorme mole di informazioni che ci raggiungono genera confusione, incapacità di distinguere ciò che è importante da ciò che è superfluo o inutile o dannoso, veritiero o falso, perché tutto viene messo sullo stesso piano, con l’unico criterio di stupire e provocare per acquisire visibilità.
Ne siamo consapevoli e vogliamo porre tutta la nostra attenzione in questo servizio pastorale, per non incentivare tali effetti negativi né in noi né negli altri.
Grazie a Dio, fin dall’inizio di questa “avventura” ci è stato dato un principio-guida, una barra da mettere a dritta per non sbagliare rotta, la frase: “Non dobbiamo solo mettere in rete, ma in comunione”. E’ diventato il nostro slogan, lo ripetiamo spesso, perché ci ricorda in ogni momento quanto può essere grande e determinante il servizio di Pastorale Digitale se fatto con il coinvolgimento personale, un vero servizio di testimonianza e di annuncio. La nostra buona volontà c’è, ma l’importante è che il Signore Gesù, il più grande comunicatore di tutti i tempi, ci guidi nell’utilizzo di questi attuali mezzi di comunicazione digitale verso il vero obiettivo, antico e sempre nuovo, di creare comunione e comunità nel Suo Nome.
– Adriana Letta