Nella chiesa di S. Antonio a Cassino si è svolto il tradizionale pranzo di Natale
L’evento della nascita di Gesù, ha ricordato Papa Francesco, è cominciato con “un semplice gesto di carità; del resto, la carità autentica è sempre frutto dell’amore di Dio”. Un semplice gesto di carità, vissuto comunitariamente, è stato nel giorno di Natale, il pranzo di fraternità che la Parrocchia di S. Antonio di Padova in Cassino ha offerto anche quest’anno in chiesa, per vivere un forte momento di comunità.
Al centro della chiesa, spostati i banchi verso i lati, è stata allestita una tavola lunga quanto tutta la navata che, grazie alla perfetta organizzazione del Parroco, dei suoi collaboratori, degli operatori della Caritas parrocchiale e di volontari, ha saputo accogliere come a casa ben 130 persone. Si tratta di nuclei familiari assistiti normalmente dalla parrocchia ospitante e da quella di S. Bartolomeo, a cui si sono aggiunti coloro che quotidianamente frequentano la Mensa della Caritas diocesana in Cassino, gli ospiti della Casa della Carità di Cassino e inoltre alcuni rifugiati siriani che sono in regime protetto e abitano a Pontecorvo e a Rocca d’Evandro. Per questi ultimi la parrocchia di S. Antonio si è fatta carico di andare a prenderli perché potessero partecipare, visto che non avevano un mezzo per poter venire a Cassino. Presenti anche i ragazzi di Exodus che, oltre a partecipare, hanno dato una mano consistente nell’organizzazione e soprattutto nel riordino della chiesa quando tutto è finito.
Importante e molto apprezzata la presenza del vescovo Gerardo Antonazzo, che anche quest’anno non è voluto mancare all’appuntamento, offrendo la sua compagnia, il suo sorriso, la sua parola amichevole, accogliente e cordiale. Il pranzo, buono e ben servito, frutto della fattiva e fraterna collaborazione di molte persone, compresi ristoratori e pasticceri, si è svolto in un clima di forte fraternità e anche di multiculturalità, perché a tavola insieme c’erano persone di fedi diverse, ortodossi, musulmani e cattolici come fratelli alla stessa mensa.
Si è creata insomma una bellissima atmosfera che ha realizzato le parole di Papa Francesco, che aveva raccomandato di “vivere un Natale estroverso“, in cui “al centro non ci sia il nostro ‘io’ ma il Tu di Gesù e il tu dei fratelli, specialmente di quelli che hanno bisogno di una mano”; “non all’insegna di strabilianti prodigi, ma piuttosto all’insegna della fede e della carità”. Un pranzo che è nato proprio dal senso di fraternità, vissuta nella fase preparatoria e organizzativa e poi ancor più nello svolgimento in compagnia degli ospiti. Un pranzo che ha connotato il giorno come un Natale di vera fratellanza.