Nella Casa Circondariale di Cassino, Presentazione del Progetto Europeo “Conscious” – Trattamento degli autori di violenza contro le donne e i bambini
In occasione della “Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”, si è tenuto martedì 27 presso la Casa Circondariale di Cassino, alla presenza del Prefetto di Frosinone Ignazio Portelli e di altre autorità anche dell’Amministrazione Penitenziaria, un importante Convegno per la presentazione del Progetto Europeo Conscious – Trattamento degli autori di violenza contro le donne e i bambini. Si tratta di un progetto che verrà realizzato nell’Istituto penitenziario cassinate dalla Direzione e dalla ASL di Frosinone e sarà rivolto sia ai detenuti che hanno commesso reati a sfondo sessuale sia ai detenuti per reati comuni, sia a soggetti liberi (o che hanno già espiato la pena) con comportamenti di maltrattamento domestico.
Ha coordinato i lavori la Dott.ssa Irma Civitareale, Direttore della Casa Circondariale di Cassino, la quale ha subito indicato il punto di partenza del progetto: va bene l’indignazione di fronte a crimini di violenza contro le donne che si ripetono e aumentano, ma occorre “Oltre l’indignazione, l’impegno!”, occorre l’impegno di tutto il sistema sociale e istituzionale.
Il primo intervento è stato quello della Dott.ssa Adele Di Stefano, ASL di Frosinone, Responsabile del Progetto, che ne ha illustrato i vari aspetti. Per l’attuazione del Progetto Conscius (REC-RDAP-GBV-AG-2017), la ASL Frosinone è Capofila ed ha come partners: il Garante dei diritti dei detenuti del Lazio, l’ European Network for the Work with Perpetrators of Domestica Violence (WWP) ed il Centro Nazionale Studi e Ricerche sul Diritto della Famiglia e dei Minori. Sostenitori del progetto sono: la Casa Circondariale di Cassino, il Provveditorato del Lazio, Abruzzo e Molise (PRAP) del Dipartimento Amministrazione Penitenziaria, il Tribunale di Sorveglianza di Roma, l’Ufficio Esecuzione Penale Esterna di Frosinone (UEPE), l’Ordine degli Avvocati di Frosinone.
Due sono gli elementi principali, ha spiegato, che descrivono la drammaticità del fenomeno violenza: 62 milioni (cioè una su tre) sono le donne che nell’Unione Europea hanno subito una violenza fisica o sessuale a partire dall’adolescenza; più di 8 uomini su 10 rischiano di tornare a commettere gli stessi reati se non sono presi in carico da un servizio o un centro d’ascolto per uomini maltrattanti. Il clima di isolamento ed emarginazione in cui scontano la pena, amplifica il rischio di recidiva e di vittimizzazione secondaria.
Il Progetto integra attività trattamentali e percorsi di rieducazione e reinserimento sociale, secondo il principio di Giustizia riparativa, che potranno non solo ridurre la recidiva, ma anche divenire modello da estendere a tutto il sistema carcerario.
Personale delle diverse Amministrazioni coinvolte (personale della Casa Circondariale di Cassino, operatori UEPE, personale ASL e volontari) prende parte ad attività di formazione e capacity building, di apprendimento reciproco e all’implementazione di protocolli e metodi di lavoro. Un gruppo di esperti garantirà la valutazione sull’impatto degli interventi previsti, il network europeo realizzerà anche la disseminazione dei risultati del Progetto e una conferenza internazionale. Il Progetto ha la durata di 20 mesi dal 22 ottobre 2018.
E’ intervenuta poi la Dott.ssa Carla Maria Xella, Responsabile CIPM (Centro per la Promozione della Mediazione, Milano – Roma) che ha introdotto in Italia il modello canadese di trattamento a cui il Progetto fa riferimento. La dott.ssa Xella ha posto la domanda: Perché trattare gli autori di reati di violenza di genere e di violenza sessuale? per rispondere alla quale ha illustrato la storia degli interventi via via più mirati e meglio organizzati, per arrivare al Presidio criminologico territoriale, nato nel 2016, e alle reti nazionali istituite più di recente. Tutto il lavoro del CIPM mira a proteggere le vittime ed evitare che ve ne siano altre, perciò ritiene essenziale valutare in modo scientifico e basato sull’evidenza il grado di pericolosità e/o il rischio di recidiva. E’ necessario, ha affermato, che siano formati in questo senso tutti quelli che prendono decisioni rispetto agli autori di violenza e alle loro vittime: polizia, carabinieri, magistrati, operatori penitenziari, operatori UEPE ecc. Infine ha letto un testo scritto da “Mauro”, nome di fantasia di uno che ha fatto esperienza del trattamento nel suo secondo periodo di detenzione e ne dichiara tutta la utilità ed efficacia.
Infine ha preso la parola la Dott.ssa Fiorenza Taricone, Prof. associato Università degli Studi di Cassino e del Lazio meridionale, la quale nel suo insegnamento di Pensiero politico e questione femminile, constata la persistenza di molti stereotipi e automatismi mentali e di modelli femminili e sociali arcaici che contrastano con la modernità spesso esibita da uomini e donne. E’ questo che l’ha indotta a focalizzare l’attenzione sulla condizione femminile ed è difficile trovare la strada giusta tra studio intellettuale serio e realtà circostante spesso fatta di passività, di alibi, di conformismo. C’è lo sforzo di denuncia, ma il fenomeno è ancora tanto sommerso, presente anche in persone apparentemente insospettabili. Perciò, ha asserito, occorre un’educazione nuova e un sapere non “neutro”, che certo non aiuta.
Interessanti tutte le relazioni, che sono state intervallate dalla lettura di brani da parte di quattro detenuti partecipanti al Progetto “Parole che aprono gli occhi“, diretto da Paola Iacoboni che li ha indotti a riflettere sul fenomeno della violenza contro le donne facendo scrivere loro un testo poetico o un racconto mettendosi nei panni di una donna maltrattata. E sono stati momenti davvero toccanti. Soprattutto l’ultimo, che con la poesia “Tu meriti” ha lanciato una parola di speranza.
Adriana Letta