Una Via Crucis itinerante, guidata dal Vescovo, è partita dall’Ospedale di Cassino fino ad arrivare alla piccola cappella di S. Pasquale: dalla croce alla luce
A Cassino, presso l’Ospedale Santa Scolastica, nel tardo pomeriggio di venerdì 5 aprile si è riunita una folla che andava via via aumentando, una folla proveniente dalle varie parrocchie della città e che voleva partecipare con fede alla Via Crucis che il Vescovo diocesano, Mons. Gerardo Antonazzo, avrebbe di lì a poco presieduto per portare tutti verso la luce della Resurrezione. In realtà era stato l’ufficio diocesano di Pastorale della Salute ad organizzarla, e in particolare il suo referente, Don Mario Colella, cappellano dell’ospedale, che da tempo sognava di realizzare una Via Crucis così, nell’ospedale e intorno ad esso, senza disturbare le mansioni del personale sanitario ma che potesse in qualche modo essere vista e partecipata, anche se un po’ da lontano, da tutti, degenti e sanitari. Un modo per portare comunione e speranza a chi soffre nel corpo e nello spirito e a chi se ne prende cura.
Alle 19.00 dalla cappella dell’ospedale si è incamminata la processione, aperta dalla Croce con due ceri accesi e due legionari romani per creare un’atmosfera che ricordasse visivamente il periodo storico della Passione di Gesù; seguivano i celebranti, il Vescovo Gerardo, alcuni parroci e ministranti e il Diacono Don Giuseppe. Le letture e le meditazioni riportate sul libretto venivano lette di volta in volta da fedeli di diverse parrocchie e della Pastorale della Salute, in modo tale che idealmente fosse presente tutta la Zona Pastorale di Cassino.
La prima stazione è stata meditata nell’atrio dell’ospedale, la seconda appena fuori, in modo che i pazienti potessero almeno vedere dalla finestra, e le altre stazioni a seguire, secondo un percorso che girava attorno al perimetro del nosocomio, passando anche sul retro dove sono le camere mortuarie e dalla parte delle cucine, per poter pregare per tutti coloro, senza trascurare nessuno, che lì trascorrono un periodo di vita da ricoverati o che vi lavorano per la cura dei malati. Anche passando vicino all’eliporto è stato rivolto un pensiero orante per i malati che vi arrivano o partono e per coloro che si adoperano per salvare vite umane in momenti di emergenza. Infine, uscendo dal terreno dell’ospedale, si è passati su via S. Pasquale per arrivare alla vicina cappellina e lì, sulla piazza retrostante, l’ultima stazione della Via Crucis, con un’aggiunta, una quindicesima stazione, per raccontare, attraverso il Vangelo di Giovanni (Gv 20, 1.11-18), la resurrezione di Gesù, quando Maria vede il Risorto e corre a dirlo agli apostoli.
E’ stato da questo spunto che il Vescovo Gerardo ha spiegato il senso vero della Via Dolorosa, che non è il dolore in sé né la morte, non è un punto di conclusione, ma “la via di uscita dalla sofferenza”. E’ un inizio, l’inizio di un mondo nuovo, che noi magari non vediamo ma Dio sì. Dalla sofferenza può sempre nascere una vita nuova, non è più una maledizione. L’albero della croce non è un legno maledetto, è quello da cui germoglia una vita nuova e che diventa un albero fiorito, una vita piena. Questo è il senso della Via Crucis, che prepara la Pasqua. E “questa” Pasqua il Vescovo ha augurato a tutti i presenti, tra cui il Direttore sanitario dell’Ospedale dott. Mario Fabi, che ha seguito tutta la Via Crucis. E Mons. Gerardo ha aggiunto: “Una Pasqua che, lasciatemelo dire, è un tramonto carico di luce!”, richiamandosi allo stupendo spettacolo del tramonto e del trascolorare del cielo che ha accompagnato questa Via Crucis itinerante nello spazio (intorno all’Ospedale) e nel tempo (dal sole al buio attraverso il tramonto). In questa luce, dunque, ognuno dei presenti si impegni a dare il lieto annuncio della Pasqua, ha raccomandato in conclusione. Ultimo gesto di un rito che ha segnato una bellissima esperienza di comunità e di vangelo, è stata la Benedizione dei presenti, impartita dal Vescovo con la Croce della Via Crucis. Dalla croce alla luce.
Adriana Letta