A Cassino la prima Via Crucis della Pastorale della Salute
Non c’è luogo più adatto e più opportuno per svolgere bene la pia pratica delle Via Crucis di un luogo di dolore. E certamente un ospedale è luogo di sofferenza non solo fisica ma anche spirituale, è luogo in cui la vita si avvia al termine ma anche inizia, nuova e sempre sorprendente. E’ dunque il luogo della vita dove si sperimenta la fragilità umana, ma anche la solidarietà, lo spezzarsi di un filo e il suo riannodarsi in una rete…
Crediamo che ogni cristiano dovrebbe fare questa esperienza, che rimette ogni cosa al suo giusto posto, che toglie le maschere dietro cui spesso ci si nasconde, che fa guardare in faccia la verità e capire i veri valori. E’ questo che lunedì 15 febbraio si è sperimentato nell’ospedale “Santa Scolastica” di Cassino, grazie all’iniziativa che anche quest’anno, e a maggior ragione essendo l’Anno Santo straordinario della Misericordia, la Pastorale della Salute ha programmato e messo in atto, ad opera del suo responsabile diocesano Don Mario Colella e di un gruppo di volontari che fa servizio in quell’ospedale.
Una Croce, due candele, il Sacerdote e un gruppetto di volontari con il libretto in mano, sono usciti dalla cappella ed hanno percorso tutti i (superstiti) reparti del nosocomio, 14 reparti per 14 stazioni di Via Crucis, fino all’ultimo reparto, il più doloroso, quello della rianimazione. In ogni reparto una sosta in corridoio, per non violare la privacy: lettura di un brano evangelico, commento, preghiera responsoriale, preghiera finale del Sacerdote, Padre Nostro tutti insieme e benedizione finale. Spesso il personale sanitario, medici e infermieri, si è fermato in preghiera col gruppo e anche i pazienti, se potevano, si affacciavano volentieri nel corridoio magari aiutati ad avvicinarsi e a sedersi, per seguire anche loro, portatori di pesanti croci, la preghiera e la meditazione sulle sofferenze dell’Uomo della Croce. E quanta devozione, quanta fede, quanta consolazione! Era davvero commovente ed “educativo” per tutti vedere certi malati cercare il Crocifisso per baciarlo, compiendo il gesto più semplice e naturale ma certo il più profondo, dettato da una fede forte e genuina. Toccante e tenero, poi, il momento in cui nel reparto maternità una giovane Mamma ha letto una preghiera, quasi “accompagnata” a tratti dal vagito di un piccolo appena nato, segno della vita che va avanti e vince sempre!
Altra cosa che colpiva molto era la scelta accurata che era stata fatta da Don Mario per abbinare certe stazioni di Via Crucis a certi reparti, con meditazioni particolarmente calzanti alle singole situazioni, guardate e meditate da due diversi punti di vista: quello degli operatori sanitari e quello degli infermi. In tal modo ognuno di loro certamente si ritrovava in alcune di quelle frasi e trovava la chiave di volta per rimotivare il suo servizio professionale in modo rispettoso e amorevole verso i pazienti, da una parte; e dall’altra, per trovare la forza di affrontare la sofferenza, la paura, l’incertezza del futuro, contemplando il Cristo, servo sofferente che abbraccia la croce perché sa che da essa scaturisce la salvezza, e da essa si attinge la forza per accettare la propria croce, nella convinzione che Gesù l’ha resa gloriosa.
Altre celebrazioni della Via Crucis saranno fatte nei prossimi giorni nelle altre strutture sanitarie. La prima sarà mercoledì 17 febbraio al S. Raffaele di Cassino.
Adriana Letta