“Testimoni e Profeti” il tema del momento di preghiera e riflessione vissuto venerdì 22 ottobre a Cassino
Un addobbo festoso e colorato, formato da fiori e da stoffe multicolori di fattura extraeuropea drappeggiate attorno alla sede e all’altare, lumi di cinque colori diversi a simboleggiare i cinque continenti: tutta questa preparazione accoglieva coloro che man mano affluivano dentro la chiesa Concattedrale di Cassino, dove quest’anno si è svolta la tradizionale Veglia Missionaria Diocesana. Presieduta dal Vescovo Gerardo Antonazzo, la Veglia annunciava dal titolo, “Testimoni e Profeti”, il tema su cui si sarebbe riflettuto attraverso letture, preghiere e canti, per invocare dal Signore il dono della Profezia, della testimonianza e dell’annuncio. Il nostro mondo, è stato spiegato, carico di fatiche e di sofferenze, ha bisogno di persone coraggiose e perseveranti che sappiano testimoniare l’amore di Dio, che non viene mai meno, ed essere profeti di una speranza nuova che germoglia e cresce. Per approfondire questo tema, suddiviso in tre momenti: la profezia, la testimonianza e l’annuncio, sono stati scelti due personaggi biblici: il profeta Elia, che impaurito si rifugia in luogo solitario e desidera morire, ma poi reagisce e si alza, e trova, nello zelo per il Signore, il coraggio della testimonianza e dell’annuncio; Giovanni Battista, che si sente inadeguato, ma dopo aver compreso che il Signore è la sua forza, diventa il simbolo di chi sa annunciare e diventa modello per il futuro.
Canti, letture, silenzi di riflessione e invocazioni si sono avvicendati nella prima parte della Veglia, curata dall’Ufficio Missionario diocesano. Molti i lettori che si sono succeduti al microfono e al termine del secondo momento, una testimonianza personale, forte e interessante è venuta da Suor Cristina, delle Suore Missionarie ella Fede, del Nyanmar (Birmania).
Poi il Vescovo Gerardo ha rivolto ai presenti parole vibranti atte anche a provocare una reazione positiva simile ai due personaggi su cui si è parlato. Infatti ha esordito dicendo: bisogna riportare la missione in Italia, dove dall’urgenza siamo passati all’emergenza. Perciò, riprendendo dal Messaggio del Papa per la Giornata Missionaria la frase “Non possiamo tacere quello che abbiamo visto e sentito” (Ap 4, 20), ha affermato: abbiamo il dovere di parlare e annunciare. Soffriamo di uno spaventoso mutismo missionario, mutismo delle nostre coscienze, per l’insignificanza della nostra fede. Niente di più assordante di questo mutismo. L’attuale è un’emergenza. Forse la nostra fede si basa su ciò che ci hanno raccontato e noi abbiamo “sentito dire” ma non abbiamo interiorizzato e trasformato in esperienza nostra con il Signore risorto e la nostra fede è solamente “rituale”. Ricordiamo che l’annuncio deve essere plurale, ha sempre bisogno della dimensione comunitaria. Papa Francesco chiede una Chiesa “in uscita”, non chiusa dentro. Abbiamo iniziato il Sinodo: esso è comunione, partecipazione e missione. Tutto dovrebbe diventare annuncio. Abbiamo bisogno di una spinta in uscita sul territorio. Oggi non siamo più in una società cristiana, siamo un piccolo gregge che deve scegliere se chiudersi o uscire. Perciò, “riportiamo in Italia la missione”, cioè nel cuore di ogni persona. Se manca l’annuncio, ci sarà l’estinzione della fede. Dunque, una conversione missionaria deve essere lo stile delle nostre parrocchie.
E’ seguito il rito del Mandato missionario. Il Vescovo ha benedetto una trentina di laici missionari e ad ognuno di loro ha consegnato una Croce di legno, simbolo di sofferenza, di amore e di salvezza. A tutti i partecipanti invece è stata consegnata come ricordo una bustina contenente una piccola croce di legno e un segnalibro con un’immagine e la scritta “Testimoni e Profeti”. E’ stato pregato il Padre Nostro in comunione con tutta la Chiesa in cammino sinodale. Con la benedizione finale e un canto si è conclusa la Veglia, per cominciare la missione.
Adriana Letta