La comunità parrocchiale di S. Antonio in Cassino, guidata dal Vescovo, ha pregato e riflettuto sulla famiglia
La sera di giovedì 19 ha completato mirabilmente la giornata dedicata alle famiglie, con una Veglia di preghiera, presieduta dal vescovo Mons. Gerardo Antonazzo. Varie le motivazioni: le celebrazioni antoniane con la presenza delle Reliquie di S. Antonio per il 70° della riapertura della chiesa dopo la guerra, l’insegnamento del Santo, il tema centrale dell’anno pastorale da poco iniziato, la famiglia appunto, su cui il Vescovo sta puntando molto, tutte motivazioni convergenti verso il bene della Famiglia, che in questo periodo deve affrontare molte difficoltà e pericoli.
Ben pensata e preparata con canti e letture appropriate e con gesti significativi, la Veglia si è articolata in vari momenti. Nel primo, dopo che una coppia in rappresentanza dei fidanzati, venendo dal fondo della chiesa, ha deposto un lume davanti all’icona della Sacra Famiglia posizionata in vista sull’altare, si è recitato a cori alterni di uomini e donne un brano biblico, poi un brano dagli scritti di S. Antonio ed un canto. Con simile ritmo si sono svolti gli altri momenti, dedicati alla “famiglia che trasmette la fede”, alla “famiglia chiesa domestica”. E qui un altro gesto simbolico importante: tre coppie di coniugi hanno portato all’altare tre ceste di pane, che il Vescovo ha benedetto e al termine è stato distribuito.
La riflessione che il celebrante ha porto all’uditorio è stata particolarmente penetrante. Il Vescovo Gerardo ha sottolineato due tra gli elementi più comuni nella vita di S. Antonio, l’amore per i poveri e il pane. La povertà di S. Antonio non è la povertà del cuore, che significa totale fiducia in Dio, come Maria nel Magnificat, ma è la miseria, la fatica della vita. Questo ci aiuta a leggere le situazioni di tante famiglie. La povertà delle famiglie, ha affermato con forza, oggi ci interpella molto seriamente e richiede di essere presenti come cristiani. Si tratta di una povertà economica, materiale, che affatica, addolora, tormenta, inquieta. Ma, ha spiegato, c’è anche povertà morale in tante famiglie, per aridità di affetti, mutismo, mancanza di dialogo, povertà educativa, per fatica, incertezze, confusione, errori e tutto questo genera offesa dei sentimenti, degrado dei comportamenti… La famiglia non riesce a ritrovare la ricchezza e la bellezza del sacramento nuziale, perché c’è anche una povertà di fede, non più pregata né testimoniata in riferimento alla vita della famiglia e della coppia. Questa povertà ci interpella.
Dobbiamo rispondere, ha proseguito Mons. Gerardo, con il pane buono e fragrante: il pane della Parola di Dio, perché la famiglia non l’ha inventata l’uomo né la Chiesa, è nel piano di Dio, che Dio ha voluto scrivere nel Dna della natura umana, e che noi leggiamo all’interno della nostra coscienza; il pane buono della preghiera, bisogna rieducare le famiglie alla preghiera, alla celebrazione eucaristica domenicale, cui partecipare in coppia, e alla preghiera in casa, in famiglia. E poi serve il pane della carità che si traduce in cura, nel prendersi cura delle fragilità: è un dovere della comunità cristiana la cura sollecita, generosa nel capire i bisogni e poi rispondere, come in un “ospedale da campo”, dice Papa Francesco. Le famiglie in difficoltà si aspettano dalla comunità cristiana il pane della carità per alleviare e magari guarire queste povertà, spesso prigioniere di tanta solitudine.
Chiediamo a S. Antonio, ha concluso, di ereditare questa attenzione per farci carico della responsabilità di dispensare quel pane che nutre, alimenta e fortifica il cammino delle nostre famiglie.
Davvero occorre che “la famiglia diventi sempre più chiesa e che la Chiesa assomigli sempre più a una famiglia“, come è stato detto nella preghiera finale. I presenti con molto raccoglimento e partecipazione hanno recitato tutti insieme, a voci alterne, la “Preghiera della famiglia” composta dal Vescovo per questo anno pastorale.
Prima di finire, c’è stata una bella sorpresa, proprio come in una famiglia: la catechista Annarita è entrata in chiesa guidando un bel gruppo di bambini che, mentre i grandi seguivano la Veglia, erano impegnati nella sala parrocchiale a lavorare per la famiglia e sono entrati trionfanti per mostrare al vescovo e a tutti il frutto del loro lavoro. Avevano disegnato i simboli di S. Antonio: Gesù Bambino, il fuoco, il pane, la Bibbia e il giglio. Sono stati davvero bravissimi!
Prima della Benedizione con la Reliquia, una coppia, Luigi e Paola, che compiva 15 anni di matrimonio, è stata benedetta dal Vescovo ed ha rinnovato le promesse nuziali. Da ultimo, mentre il coro cantava, è stato il momento della venerazione delle Reliquie di S. Antonio che ancora moltissimi hanno fatto stringendo l’ampolla tra le mani e pregando con un’intenzione personale.
Adriana Letta