Veglie e Catechesi a San Domenico durante la Peregrinatio

Nel giorno 22 novembre nella Basilica di San Domenico Abate con la presenza della Santa immagine di Canneto si inizia con il Santo Rosario e a proseguire l’Angelus.  Nel pomeriggio si è iniziato con la Coroncina della Divina Misericordia e a seguirsi le preghiere delle realtà del  catechismo.

A seguire i ragazzi ed i giovani che hanno animato con doni e preghiere a Lei. In serata la Veglia mariana viene animata dal gruppo neocatecumenale presieduta da Don Felice M. Calò e Don Antonio Molle.

 

Le prima catechesi ha inizio con “La Parola di Dio” dove l’Avv. Bruno Forte fa una catechesi sulla Visitazione di Maria ad Elisabetta (Lc 1, 39-45).  Ci descrive la sua riflessione: Per una meditazione su questo brano del Vangelo penso che ci sia molto da proporre peraltro facilmente rinvenibile in internet. Quello su cui invece riflettevo era come questa Parola di Dio che, sempre è viva ed efficace  anche qui questa sera 22-11-2013, potesse avere un senso per la nostra vita e la nostra Parrocchia. Allora mi sono venute in mente le parole della lettera del Vescovo di ieri con cui si ricorda quanto proposto con la lettera pastorale Chi-amati e si fà un resoconto della Missione e i nuovi propositi per il futuro. Maria è una chi-amata anch’ella; e in seguito all’annuncio subito và, esce in fretta verso la casa di Elisabetta di cui anche  l’Angelo Le aveva parlato. Perché Maria vada dalla parente non è dato sapere bene. Per spirito di servizio? Non so, visto che va via appena dopo tre mesi proprio quando Elisabetta stava per partorire e forse aveva più bisogno di un aiuto concreto. Per curiosità: per verificare se quello che le aveva detto l’Angelo era vero volendo trovare nella verifica di quanto annunciato alla parente la verità sul progetto di Dio portato dall’Angelo per Lei? No! questo lo smentisce subito la Parola del Vangelo: Maria …. Come dirà subito Elisabetta è già “beata perché ha creduto” all’annuncio dell’Angelo e non ha bisogno di conferme. Maria va, credo, semplicemente per condividere con Elisabetta la grazia che entrambe avevano ricevuto. Insomma Maria ci indica il medesimo atteggiamento che il nostro Vescovo ci ha suggerito per interpretare al meglio la Missione cui siamo stati chiamati tutti: missionari/destinatari dell’annuncio e tutto il popolo di Dio.

1) “Cambiare mentalità”: passare cioè da una pastorale di conservazione ad una di evangelizzazione.

Quante volte ha dovuto cambiare mentalità Maria! voleva restare vergine consacrata al Signore e viene indirizzata verso il matrimonio come tutte le donne di Israele; lo fa dovendo condividere con Giuseppe il mistero dell’incarnazione e convince anche lo sposo a consacrarsi al progetto di Dio in un matrimonio tutto di castità; è costretta con lui e Gesù e a lasciare Nazareth e ad andare in esilio quando pensava ad un puerperio tranquillo e sereno nella casa di Nazareth … deve accettare che Simeone gli preannunci una storia di dolore che forse non si aspettava …. Riceve da Gesù dodicenne e alle nozze di Cana i primi dolci “rimproveri” del Figlio che le ricorda la Sua Missione ecc.; deve sacrificare anche la sua affettività di madre (Gesù qui c’è tua madre …. Chi è mia madre ecc.) e come devono essere stati duri gli anni di Vita Pubblica di Gesù così lontana dal Figlio.

2) Và, se così possiamo dire, da “laica” missionaria

3) Và verso un “popolo in attesa”: l’umanità nella persona di Elisabetta cui verrà data la prima Rivelazione di Cristo.: va con fretta, con zelo, sapendo che qualcuno aspetta come Lei la manifestazione di Dio che è stata annunciata; per condividere le cose di Dio ma anche i problemi di una vita concreta fatta di pannolini e teli necessari per i bimbi. Senza separare la liturgia con cui cantare l’Amore di Dio nella vita da quella del culto..Insomma: anche Maria si è messa in Cammino come noi Chiesa diocesana ed universale siamo in cammino.

Forse appena siamo stati chiamati il cuore subito si è scaldato e si è entusiasmato alla percezione del progetto di Dio che si intravedeva. E siamo andati in fretta verso coloro che avevano ricevuto lo stesso dono di Grazia; gli altri missionari i fratelli delle nostre Comunità ecc.

Ma poi verranno i periodi di oscurità: il lungo periodo di gestazione, la durezza della vita, l’annuncio di qualche Simeone i lunghi anni della infanzia di Nazareth in cui Maria faceva forse fatica a vedere con chiarezza nel disegno di Dio e le appariva duro capire che quel Suo Figlio doveva essere il –servo sofferente che avrebbe salvato Israele

Quanti anni “oscuri” in cui quel primo annuncio quel progetto di Dio sembra perdersi e non essere più così forte e chiaro.

Allora che senso ha oggi per noi questa Parola della Visistazione?

La Vergine ci è venuta a visitare, la Chiesa in persona del Vescovo con questa missione ci sta visitando. E potremmo dire: ma come a noi che già sappiamo tutte queste cose che viviamo all’ombra del campanile?

Proprio così; il Vescovo ci ricorda nella sua lettera di ieri, che c’è la necessità di ri-evangelizzare a partire dalle nostre sacrestie proprio coloro che vivono da tanti anni senza aspettarsi più nulla dalla Missione di Salvezza della Chiesa: per sé e per gli altri. Abbiamo bisogno tutti di ascoltare sempre e di nuovo l’annuncio del Kerigma. Dice San Paolo: fratelli esortatevi a vicenda …

Abbiamo tutti bisogno di un Cammino verso la Montagna della citta di Giuda cioè verso Cristo.

Dobbiamo tutti incontrare la nostra Elisabetta: qualcuno che, più “anziano” di noi nella fede e nell’esperienza dell’incontro con Dio, possa riconoscere l’opera che – Dio stesso sta facendo in noi (cioè una nuova creatura l’uomo celeste/pneumatico del Sermone della Montagna) anche alla luce della propria esperienza di fede. E ci aiuti così ad accogliere il primo annuncio e l’ennesimo annuncio e ci dia la fiducia che Dio può cambiare in meglio le nostre esistenze anche se non comprendiamo subito bene come.

Abbiamo bisogno tutti, come Elisabetta, di Maria cioè della Chiesa Viva che ci faccia vedere che abbiamo ricevuto un dono da Dio e ci faccia uscire dal nascondimento di chi si sente giudicato da una mentalità troppo moralista, farisaica, legalista che ci relega nelle nostre sagrestie a lamentarci dei nostri fallimenti con la sfiducia che niente può cambiare e che, forse, questa nuova creatura che la Chiesa vuole gestare in noi mai nascerà.

Abbiamo bisogno di una condivisione in una comunità concreta che ci aiuti a custodire un clima di fede che ci aiuti e ci sostenga nelle scelte della vita di tutti i giorni in coerenza con il Vangelo così che non vi sia più un divorzio tra fede e vita.

Abbiamo bisogno di una comunità che una volta condiviso con noi l’opera di Dio ci ricordi i suoi interventi nel nostro cammino e ci dia – nei momenti della Croce – la fiducia che il braccio di Jahvé non si è accorciato e di nuovo interverrà.

L’augurio che faccio a tutti noi è che sappiamo vedere tutte queste cose, compreso gli eventi della Peregrinatio mariana e la Missione cui siamo chiamati come interventi di Dio nella nostra storia concreta …. una Visitazione (…. e come mai che la Madre del Signore viene presso di me … ) e che non facciamo come Zaccaria sterile nel suo animo e nella sua mente che non riconosce Dio nel suo divenire. Maria, Stella della Nuova Evangelizzazione, Angelo Custode del Terzo Millennio ci guidi sulle vie che il Signore ha preparato per noi. Così sia.

 

 

La seconda catechesi è di Suor Teresa dell’ordine delle Suore operaie di Gesù di Carnello sulla “Parola della Chiesa” riguardo L’Enciclica Lumen Fidei n. 60:  Maria, madre della Chiesa e madre della nostra fede. Maria è “colei che ha creduto”, è presente, guida, sostiene la Chiesa e in lei tutti i credenti.  Lasciamoci guidare da lei passo dopo passo……e se smarriamo la strada. ..se facciamo fatica a camminare nella luce del Signore, soprattutto nei momenti di tribolazione e di croce, quando la nostra fede è chiamata a maturare…ricordiamoci di invocare Maria, che Dio ha voluto, nel firmamento del creato e della Chiesa, come guida e modello, per il nostro cammino di fede e, quindi, per la “nostra” santità. Muoviamo dunque i nostri passi con Maria, nostra madre: la sua fede sia la nostra fede, il suo amore sia il nostro amore, la sua speranza sia la nostra speranza. A Maria, Madre del Redentore e Madre nostra, si volge così la nostra mente e il nostro cuore. Da lei vogliamo imparare ad essere Chiesa, la Chiesa di Gesù; in particolare vogliamo “lasciarsi rigenerare” come comunità dei discepoli che si amano e si riconoscono dall’ amore.
Maria ci insegna a fidarci di Dio; che opera per la nostra salvezza. E insieme a S. Luigi Maria Grignon di Monfort preghiamo: Io sono TUTTO TUO, e tutto ciò che possiedo è tuo, mio amabile Gesù, per mezzo di Maria, tua santa Madre.

 

La terza catechesi è della Prof.ssa Maria Grazia Tullio su “La devozione Popolare”. Parla di Maria nel suo profilo di donna, di credente, di testimone del Messia Gesù. Una donna ebrea dalla fede profonda, è una credente che osserva scrupolosamente la Torah. La spiritualità di Maria è quella dello “Shemà”, cioè dell’“ascolto” obbediente del Dio unico. Maria è la donna credente e riflessiva, che si abbandona all’Eterno con serietà pensosa. Maria è la donna della gioia, che testimonia cantando il Magnificat. Alla scuola di Maria impariamo il primato della dimensione contemplativa della vita, quel continuo accogliere l’iniziativa del Signore, che consiste nel lasciarci amare e condurre docilmente da Lui. Ella è capace di un amore attento, concreto, gioioso e tenero. Maria non ha bisogno di richieste per capire il bisogno della cugina Elisabetta. Intuisce la necessità e le corre in aiuto: il suo sguardo, nutrito d’amore, ha capito il da farsi al di là di ogni comunicazione verbale. L’agire di Maria, poi, è pervaso di gioia: non vive i suoi atti come il compimento di un dovere o in ottemperanza a un obbligo impostole dalle circostanze. In lei tutto è gratuità, bene diffusivo di sé, generosità vissuta senza calcolo o forzature. Nella vita di Gesù la Madre ha avuto un ruolo decisivo. Madre attenta e tenera, vive le attese, i silenzi, le gioie e le prove che ogni mamma è chiamata ad attraversare: è significativo che non sempre comprenda tutto di lui. Avanza, però, fidandosi di Dio, amando e proteggendo a modo suo quel Figlio, così piccolo e così grande, con una mescolanza di prossimità e di dolorosi distacchi, che la rendono modello di maternità. Così Maria è esempio di madre, capace di un’azione educativa fatta di condivisione del tesoro del cuore, di pazienza e di fermezza, di progressività e di fiducia nell’Altissimo. Maria accompagna Gesù nella vita pubblica, a partire dalle nozze di Cana. È lei a notare il bisogno cui è necessario provvedere: “Non hanno più vino”. Si manifesta qui ancora una volta l’attenzione di Maria. Nella Chiesa nata dalla Pasqua di Gesù, la Vergine Madre è colei che presenta al Figlio i bisogni dell’attesa e conduce alla fede in Lui, condizione necessaria perché il vino nuovo riempia le giare dell’antico patto. Il servizio di Maria è di orientarci a Gesù e di portarci a compiere la Sua volontà. Quanto a Cana è prefigurato, viene a compiersi nell’ora della Croce. Alla morte del Figlio, abbandonato sulla Croce, segue un tempo oscuro, il sabato santo della prostrazione e dell’attesa, in cui la tradizione cristiana ha riconosciuto un ruolo unico a Maria. Mentre il Figlio giace morto nel sepolcro, la Madre custodisce la fede, abbandonata nelle mani del Dio fedele che compirà le Sue promesse.

 

La quarta è “la testimonianza di vita” di Ersilia Atalaya di 13 anni che ha raccontato di come é cambiata la sua vita dopo la morte del padre. Aveva perso la fede ma in un viaggio di volontariato nella Santa Casa di Loreto é cambiata la sua vita; attraverso la preghiera ha sentito forte la presenza di Maria, si é affidata a lei.  Ci ha raccontato che ha una particolare devozione per la Madonna di Canneto:  aveva intrapreso un cammino  da Isernia a piedi ed all’arrivo non voleva inginocchiarsi per la stanchezza, ma ripensandoci, si è inginocchiata davanti al suo volto e per l’emozione non riusciva più ad alzarsi. Ersilia, già matura per la sua età, ci ha trasmesso una grande emozione.

Nel finire l’omelia di Don Antonio Molle  che ci ha parlato della peregrinatio, un  evento storico, di come le persone continuino ad andare alle Messe domenicali  nonostante la statua  della Madonna non sia presente nel Santuario e per questo hanno messo una gigantografia della Sacra immagine; Lei è presente, lì e in altri luoghi.

Domenica 23 novembre inizia con la  recita del Rosario e  le sante messe della mattina e nel pomeriggio la celebrazione del  vespro nella Basilica con l’accompagnamento della Sacra immagine scortata da moltissime persone  fino al piazzale nei pressi dell’Istituto C. Baronio.

 

Per concludere riportiamo le parole scritte da San Bernardo Abate: “Nei pericoli, nelle difficoltà, nei momenti di incertezza, guarda la stella, invoca Maria. Maria sia sempre nella tua bocca e nel tuo cuore; e se vuoi ottenere l’aiuto della sua preghiera non tralasciare di imitarne gli esempi. Se la segui, non smarrirai la via; se la preghi, non dispererai; se la pensi, non ti perderai; se ti sostiene, non cadrai; se ti protegge, non temerai; se ti guida, non ti affaticherai; se ti è propizia, giungerai alla meta; così sperimenterai in te stesso il motivo per cui giustamente è stato scritto: “E il mio nome della vergine era Maria”.

– Rosalba Rosati

– Foto di Silvio Merolle

 

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