Visita e Incontro di preghiera
Nella tarda mattinata di venerdì 11 novembre, in occasione della conclusione del Giubileo della Misericordia, il Vescovo diocesano Gerardo Antonazzo, accompagnato dal cerimoniere Don William Di Cicco e dall’Assistente spirituale Don Lorenzo Vallone, ha fatto visita all’80° Reggimento Addestramento Volontari “Roma” di Cassino, nella vigilia della festa del Reggimento, che si svolge il 12 novembre, anniversario del combattimento di Nikitowka del 1942 sul fronte russo, in cui l’eroismo del Reggimento fu riconosciuto con la Medaglia d’oro al valor militare, conferita con decreto 8 febbraio 1945. La Bandiera di guerra dell’80° Reggimento si fregia di un’altra medaglia d’oro al valor militare conquistata sul Fronte del Don tra il 1942 e il 1943, di una medaglia di bronzo conquistata sul Monte Grappa nel 1918 e di una Croce di cavaliere dell’Ordine Militare d’Italia nella prima guerra mondiale.
Intenso e partecipato l’incontro di preghiera nella cappella della caserma, con la partecipazione dei militari. A loro, che ascoltavano attentamente, il Vescovo Gerardo ha proposto alcune profonde riflessioni sul senso della vita militare e sulla Misericordia, che ha caratterizzato questo Anno Santo giunto alla sua conclusione. Ha parlato del perdono, cardine della vita cristiana. Poiché la nostra vita personale, ma anche dell’intera umanità, non sempre è orientata nella direzione della relazione con il Signore, dobbiamo impetrare la sua benevolenza verso i nostri fallimenti e, come il Signore ci comanda, dobbiamo perdonare e perdonarci per poter stare davanti all’altare del Signore. Poi ha sottolineato la felice coincidenza della data con la festa di S. Martino, grande Santo del IV secolo, non martire, ma con una storia bellissima.
Nato in Pannonia (odierna Ungheria) da genitori pagani, venne istruito sulla dottrina cristiana ma non battezzato. Figlio di un ufficiale dell’esercito romano, si arruolò anche lui, giovanissimo, nella cavalleria imperiale dell’esercito romano, e fu mandato nella Gallia per questo suo servizio di soldato. Ma il suo fu un servizio cristiano, una vera testimonianza. Ordinariamente lo ricordiamo per il suo gesto di dividere in due con la spada il suo mantello militare, per coprire un povero. Ma la sua santità non sta nel tagliare con la spada il mantello, bensì nel coprire il povero, come il buon samaritano della parabola che soccorre il malcapitato assalito dai briganti. Il suo è un gesto di misericordia della relazione. Così dobbiamo imitarlo, anche a livello di relazione di coppia, a compiere gesti per l’altro, per gli altri. Come Gesù dice che se il seme sotto terra muore porta molto frutto, così quando facciamo qualcosa per gli altri, facciamo germogliare qualcosa di buono per tutti.
San Martino poi, ricevuto il battesimo, lasciò le armi e condusse presso Ligugé vita monastica in un cenobio da lui stesso fondato, sotto la guida del grande vescovo sant’Ilario di Poitiers. Fu ordinato infine sacerdote ed eletto vescovo di Tours, come accadeva allora, per acclamazione popolare. Fu modello di buon pastore, fondando altri monasteri e parrocchie nei villaggi, istruendo e riconciliando il clero ed evangelizzando i contadini. Ecco, ha concluso il Vescovo, il senso del “servire la patria”: fare qualcosa per gli altri, come il servizio delle missioni di pace, oggi valorizzate. Essere addestrati per la pace è opera di vero soldato; questo servizio di presenza è un “servizio di misericordia”. La misericordia, da ricevere e da dare, è davvero per tutti.
Adriana Letta
Foto di Alberto Ceccon