A Rosanisco di Atina l’incontro con gli alunni e le coppie che hanno seguito il IV anno della Scuola Teologica
“Carissimi alunni del IV anno della scuola teologica e coppie che avete condiviso con il IV anno il percorso formativo, è desiderio del Vescovo incontrarvi tutti per un momento conclusivo del percorso di quest’anno, martedì 10 aprile alle ore 18.30 presso la Parrocchia di Santa Maria del Carmine in Rosanisco di Atina”. Questo invito, preannunciato già all’ultima lezione del corso, inviato nei giorni precedenti e inviato di nuovo la mattina del 10 aprile come memorandum, ha raggiunto come messaggio sui social tutte le persone interessate. Non si poteva certo mancare!
E così in molti si sono ritrovati nel piazzale antistante la bella chiesa del 1686 e già questo è stato un primo bel momento di incontro informale tra amici che condividono valori profondi. Poi, quando fuori iniziava a sentirsi un’arietta fresca, si è entrati in chiesa, che il parroco Don Giansandro ha premurosamente fatto trovare riscaldata e accogliente. Ci si è preparati ed il Vescovo, Mons. Gerardo Antonazzo, ha presieduto la recita dei Vespri, guidata da Don Nello Crescenzi, Direttore della Scuola Teologica.
Un bel momento di preghiera e di riflessione. I canti a cori alterni, di voci maschili e femminili, davano proprio il senso della comunità e della famiglia, dato che alla famiglia era dedicato tutto il discorso. Come sempre coerente, attuale e illuminante la parola del Vescovo, che ha porto all’uditorio alcune riflessioni sulla lettura breve degli Atti degli Apostoli (4, 32-37), una sorta di sommario di come dovrebbe essere una comunità, quando la comunità dei primi credenti si andava infatti organizzando. Questo discorso riguarda sia la comunità che è la Chiesa, sia la famiglia, ha proseguito Antonazzo, evidenziando in particolare tre punti: “La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola”. Questo può dirsi della famiglia, una “moltitudine” che ha come vocazione la convergenza della moltitudine verso l’unità profonda di cuore e anima, affetti (cuore) e desideri (psiche). E’ vero, non sempre è così, ma bisogna tendere ad essere così, per edificare il nostro essere in comunione. Secondo punto: “Nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune”. Così dovrebbe essere in famiglia, ma non sempre lo è, c’è una diffusa “separazione dei beni”, spesso ognuno ritiene unicamente suo, e non è disposto a metterlo in comune con gli altri, quello che gli appartiene. Infine: “Nessuno era bisognoso”, a ciascuno veniva dato “secondo il suo bisogno”. Da questo modello di comunità e di famiglia siamo ahimé spesso lontani, ma dobbiamo tendervi. Anche per quelle prime comunità di credenti quella era una proposta ideale di vita comunitaria, domestica. Con essa noi ci misuriamo e ci confrontiamo, ad essa dobbiamo tendere. Quando le famiglie davvero diventano una moltitudine unita insieme come un cuor solo e un’anima sola in profonda comunione? quando ognuno mette in comune, a beneficio di tutta la famiglia – in comunione – quello che ha, quando ciascuno considera il bisogno degli altri. Se non si fa questo, i bisogni possono diventare drammi, non bisogna distrarsi dai bisogni degli altri, al di là di quella “cultura dei diritti individuali” che oggi predomina.
Terminata la recita dei vespri, Don Nello ed il Vescovo hanno fornito informazioni sui prossimi programmi pastorali. A giugno ci sarà l’annuale convegno diocesano, senza spostarsi dal tema fondamentale della famiglia che si sta trattando. L’anno prossimo, nel Seminario teologico-pastorale di gennaio, si tratterà del rapporto educativo genitori-figli, prendendo in esame soprattutto la fase dell’adolescenza e della giovinezza. Verranno a parlare relatori esperti.
Infine ci si è spostati nel salone parrocchiale per vivere un gioioso momento di convivialità, in cui ognuno aveva portato e messo in comune qualcosa di buono. Come in una vera famiglia!
Adriana Letta