Il Vescovo Antonazzo ha guidato la Via Crucis tra i detenuti della Casa Circondariale di Cassino
Nel venerdì della quarta settimana di Quaresima, il Vescovo diocesano, Mons. Gerardo Antonazzo, è andato a visitare quella particolare porzione della sua vasta Diocesi in cui vivono in stato di detenzione uomini che hanno commesso errori e reati anche gravi e sono sottoposti alla pena restrittiva, la Casa Circondariale di Cassino. E lui è andato lì per guidare la Via Crucis, e pregare con e per quei figli che sono nel dolore, accompagnato dalla Caritas diocesana sezione di Cassino, nella persona della condirettrice M. Rosaria Lauro e di operatori, tra cui anche l’animatrice dei canti Gemma Simona De Rosa, e volontari del Servizio Civile in Caritas, dai diaconi Don Giuseppe e Don Francesco Paolo (quest’ultimo addetto all’accompagnamento spirituale degli ospiti della Casa), nonché dal cappellano volontario Don Luigi D’Elia che aveva curato l’aspetto organizzativo insieme a Tonino Comparone.
Il Vescovo Gerardo insieme con loro in cappella si è preparato e da lì tutti insieme sono usciti processionalmente con la Croce e due ceri accesi e, guidati dagli agenti penitenziari, hanno percorso lunghi corridoi, in ognuno dei quali i detenuti che volevano partecipare potevano uscire dalla cella e sostare vicino alla porta. Nessuna cella è rimasta chiusa e le pareti dei corridoi erano piene di uomini, giovani uomini, che con grande attenzione e partecipazione seguivano i canti, le meditazioni e le preghiere delle varie stazione della Via Crucis. Anzi, mentre all’inizio la Croce era portata dal Vescovo e i ceri da ragazzi della Caritas, davanti alle celle erano i reclusi a portare la Croce ed i ceri accesi, loro a fare alcune letture. Così è stato nei primi tre corridoi, in ognuno dei quali si è pregato per tre stazioni di Via Crucis, così è stato per le ultime cinque stazioni, che sono state svolte nel cortile dell’ultima sezione.
Dovunque si è notato un silenzio incredibile ed un raccoglimento impressionante, come era impressionante il suono che assumevano le parole e la loro risonanza profonda nel cuore di tutti, dal momento che si parlava di un condannato a morte, di sentenze, di esecuzione, ma anche di perdono, di dolore preso sulle spalle e portato a nome di tutti gli uomini, si parlava di un Amore grande, il più grande ed estremo che possa esistere. Un Amore tale da accettare una sofferenza immane, anche da parte della Madre, la Vergine Maria, pur di salvare gli uomini e ridare loro speranza.
La Pasqua, infatti, ha spiegato alla fine il Vescovo ad ogni gruppo di detenuti, è “cambiamento”, è credere di poter cambiare e ricominciare a vivere, perché non c’è errore tanto grande che non ammetta un nuovo diverso inizio ed ha portato l’esempio del buon ladrone pentito, a cui Gesù dice: “Oggi sarai con me in paradiso”. La Via Crucis tra le sbarre va così oltre le sbarre, dà anche ai condannati dalla giustizia umana, la fiducia di essere dei “salvati”.
Adriana Letta