In un’estate che passerà alla storia per la drammatica distruzione operata dai roghi che continuano ancora a devastare immense porzioni di territorio, specie montuoso, con un accanimento senza limiti e di cui non si ha memoria, risuona più che mai forte e disperato l’appello alla salvaguardia del Creato.
L’uomo si sta macchiando dei più atroci delitti nei confronti della natura, cedendo ad un macabro istinto distruttivo che inghiotte in un vortice di fiamme e cenere chilometri quadrati di boschi e animali inermi di fronte alla potenza distruttrice del fuoco, incenerendo l’habitat necessario alla sopravvivenza di quegli esemplari più fortunati che sono riusciti a scampare alla morte. Per questo ciascun essere umano dovrebbe interiorizzare il valore fondamentale della Giornata che si sta celebrando, il cui messaggio di presentazione, da parte dei vescovi, richiama con forza il pensiero di papa Francesco espresso nella sua Enciclica Laudato si’. «Certo, il Signore è in questo luogo e io non lo sapevo (Gen. 28, 16). Viaggiatori sulla terra di Dio».
Questo il tema scelto dalla Cei per il messaggio dedicato alla 12ª Giornata nazionale per la Custodia del Creato, che è caduta quest’anno il 1° settembre, ma festeggiata oggi a Gubbio, diocesi che ospita la celebrazione nazionale. Il Messaggio, elaborato dai Vescovi delle Commissioni per i Problemi sociali e il lavoro, la Giustizia e la pace, dell’Ecumenismo e il dialogo, parte dall’esclamazione espressiva dello stupore di Giacobbe, che nel corso di un lungo viaggio scopre la terra di Carran come luogo di presenza del Signore. Il Messaggio si apre con un’esclamazionedi Giacobbe, che nel corso di un lungo viaggio scopre la terra di Carran come luogo di presenza del Signore: «Quanto è terribile questo luogo! Questa è proprio la casa di Dio, questa è la porta del cielo» (Gen. 28, 17). «Se il Signore è il Santo, impossibile a confinarsi in ambiti specifici, tuttavia la concretezza della sapienza biblica narra di luoghi in cui Dio sceglie di manifestarsi, di lasciarsi scorgere da occhi aperti alla meraviglia e alla lode. Lo esprime efficacemente papa Francesco, nell’Enciclica Laudato Si’: Tutto l’universo materiale è un linguaggio dell’amore di Dio, del suo affetto smisurato per noi. Suolo, acqua, montagne, tutto è carezza di Dio» (n. 84). «La misericordia graziosa di Dio ha la sua prima espressione proprio nel gesto creativo che ci colloca sulla terra, donandocela come giardino da coltivare e custodire. è questo, tra l’altro, un elemento di convergenza ecumenica tra le diverse chiese cristiane, così come un importante tema di dialogo interreligioso. Un’educazione alla custodia del creato esige, dunque, anche una formazione dello sguardo, perché impari a coglierne ed apprezzarne la bellezza, fino a scoprirvi un segno di Colui che ce la dona».
Radicata in un luogo, la nostra storia personale si dispiega però in una varietà di tempi e di spazi: l’uomo biblico, così come Gesù, ha il viaggio tra le componenti essenziali della propria esperienza, viaggio che diventa un’efficace metafora dell’esistenza umana, sostenuta da una promessa tutta tesa verso «la patria che Dio ci ha preparato» (Eb. 11, 13-16). Il pellegrino cristiano ha disegnato così percorsi che spesso fanno ormai parte della storia culturale d’Europa e non solo. «Nel pellegrinaggio si vive un percorso concretissimo eppure aperto alla novità e all’ulteriorità; un viaggiare che sa rinnovare ogni giorno la meraviglia per la novità e quello stupore che si esprime nel rendimento di grazie. Non casuale, in tal senso, la rinnovata attenzione rivolta in Italia ed in Europa alle tante vie che consentono di ripercorrere anche oggi il cammino di generazioni di pellegrini, raccogliendone al contempo l’eredità spirituale». Siamo viaggiatori che abitano la terra: la mobilità «è parte del nostro essere umani e il suo progressivo sviluppo ha permesso all’umanità di crescere nelle relazioni e nei contatti».
Il 2017, anno del turismo sostenibile, invita a riflettere su quest’ultima dimensione, quasi forma contemporanea del viaggiare, che può contribuire ad una positiva crescita in umanità nella convergenza tra la rigenerante contemplazione del bello (naturale e culturale), l’incontro pacificante delle diversità culturali e lo sviluppo economico». In Italia, il turismo è fattore di grande rilievo, che ha portato allo sviluppo di una viva cultura dell’accoglienza, anche verso i soggetti più fragili. La sfida sta nel far crescere un turismo autenticamente sostenibile, capace cioè di contribuire alla cura della casa comune e della sua bellezza. Necessaria dunque più che mai una «cultura della cura» capace di far suo «quello stile cui richiama da oltre un secolo l’esperienza scout, con tutta la sua forza educante: il luogo del campo va lasciato in condizioni migliori di quanto non fosse prima di arrivarci, così come – lo insegna Baden Powell – il mondo va lasciato un po’ migliore di quanto non lo troviamo». Ripercorrendo la figura di Giacobbe: «siamo viaggiatori su una terra che è di Dio e che come tale va amata e custodita».
Carla Cristini
(fonte: Avvenire)