“L’Ab. Donato e la Comunità monastica di Montecassino annunciano che, nella Luce gioiosa dell’Ottava di Pasqua, il Signore Risorto ha introdotto nella Vita che non conosce tramonto il suo servo umile e fedele D. CARLOMANNO GROSSI. Lo raccomandiamo alle vostre preghiere di suffragio. Le esequie avranno luogo nella Basilica Cattedrale di Montecassino, venerdì 21 aprile, alle ore 17.00″.
Con questo annuncio è stata data la notizia del trapasso di D. Carlomanno, per tutti Fra Carlo, da questo mondo alla vita eterna. Annuncio che, pur parlando di morte, illuminato come è stato dalla fede della comunità monastica di Montecassino, ha suonato come un annuncio di Vita e di resurrezione, perché dettato dalla certezza che “Cristo ha infranto definitivamente le catene della morte e, con la sua Risurrezione, ci ha spalancato le porte della vita eterna”.
Fra Carlo, nato il 18 maggio 1936, era divenuto Monaco benedettino con la Professione monastica emessa il 10 ottobre 1965. Una lunga vita, la sua, vissuta nello spirito di servizio, dedicata alla preghiera e al lavoro, secondo la Regola di San Benedetto. Una scelta di vita impegnativa ed esigente, fatta e svolta per 52 anni nel silenzio, nell’umiltà e nell’obbedienza, senza clamori, senza onori. Oggi sembra quasi impossibile e impensabile, per un giovane di 29 anni, una scelta di questo tipo. Eppure partecipare al suo funerale ha costituito per tutti, non solo per monaci, vescovi e abati presenti, ma anche per i numerosi fedeli della Terra di San Benedetto accorsi in Basilica per partecipare alle esequie, una indimenticabile lezione di vita. La sua bara, semplice come la sua vita, con un fascio di fiori bianchi, era contornata dai suoi confratelli, dai suoi parenti e dai tanti che lo hanno conosciuto, in un’atmosfera pasquale, tutt’altro che tetra, anzi luminosa e colma di Speranza. No, la sua non è stata affatto una vita “inutile” come qualcuno potrebbe credere, ma una vita ben spesa nel servizio del Signore e della propria comunità ed è stata circondata di affetto vero e profondo, di fede e di speranza.
Bene ha detto l’Abate D. Donato Ogliari nella sua omelia, rifacendosi al brano evangelico della liturgia del giorno: “Sono certo che la semplicità, l’umiltà e la mitezza con cui Fra Carlo ha dedicato la sua vita al Signore e ai fratelli nella vita monastica, lavorando e servendo con docile disponibilità là dove l’obbedienza lo indirizzava, l’abbiano senz’altro forgiato e preparato a riconoscere il Signore risorto con l’occhio della fede, come l’apostolo Giovanni, e, come l’apostolo Pietro, gli sarà sicuramente andato incontro con l’entusiasmo impaziente di chi, per tutta la vita, si è affidato a Dio e ha cercato in Lui il compimento delle attese più profonde e più vere della propria umanità”. E ancora: “Nella sua vita monastica Fra Carlo si è stretto tante volte le vesti per servire la comunità: dal lavoro impegnativo e continuativo della cucina a quello del negozio, e alle altre attività che gli venivano di volta in volta richieste. In tutto ha perseverato giorno dopo giorno nella sequela di Gesù e nel suo attaccamento fedele alla comunità, mantenendo sempre accesa la lampada della fede, della speranza e della carità. Dopo aver tanto servito, ora è Fra Carlo ad essere servito dal Signore risorto nel banchetto celeste”.
Una vita nascosta e umile. Una vita preziosa, che ora è entrata nella gloria di Dio. Perciò possiamo chiedere a lui di pregare per noi, per la sua amata comunità monastica, per la Chiesa pellegrina sulla terra “perché il nostro sguardo non si posi sulla scena di questo mondo, ma, nella luce del Vivente, sia sempre rivolto verso il Sommo Bene, Dio”. Grazie, Fra Carlo, per l’esempio che ci hai lasciato.
Adriana Letta