La nostra civiltà occidentale ci ha fatto maturare nell’idea della libertà come la capacità di autodeterminazione, che significa che nessuno può decidere di me, che nessuna forza personale o impersonale, nessuna suggestione, nessun fascino, nessuna seduzione mi impediscono di decidere cosa voglio razionalmente fare. Siamo giustamente gelosi di questa prerogativa di autodeterminazione, però in questo concetto di libertà ci sono dei rischi.
La libertà è anche una parola nel nome della quale hanno pianto e piangono miliardi di persone, tutte quelle generazioni di uomini e donne, anziani e giovani, nati e vissuti e morti schiavi di molte schiavitù. Non dobbiamo dunque meravigliarci che sia la parola sulla quale ci incontra Dio.
Vorrei riportarvi invece, una bella riflessione scritta da Monsignor Pollano, riguardo tre insegnamenti di Gesù sulla libertà.
Scrive Pollano:
“Fissando Gesù, trovo tre aspetti della sua libertà che mi insegnano come anch’io devo essere libero.
Libertà davanti a Dio (decido di me da me davanti a te)
La libertà di Gesù è una libertà davanti a Dio, non è la libertà assoluta, il sogno di una libertà che ha di fronte un orizzonte vuoto e che quindi può scatenarsi selvaggiamente. Gesù Cristo esercita la sua scelta davanti al Padre e questo fa diventare perfetta la sua libertà.
Se non sono Dio, devo mirare a Qualcuno: la mia libertà è fatta per aggrapparsi a Dio, la mia capacità di vivere costruendomi io il mio destino, matura quando il mio destino si pianta in Dio.
Gesù, mentre decide per la Croce, è di fronte a Dio, il Padre. Il suo grande progetto matura guardando il Padre. Anch’io, la mia vita, la devo decidere da me, ma da me davanti al Padre; devo specchiarmi in Dio per decidere chi sarò nel tanto e nel poco.
È doveroso domandarsi se ci siano e quali siano le situazioni della vita nelle quali noi non viviamo dinanzi a Dio. Quando ci mettiamo in situazioni che non vanno più bene con Dio, sentiamo il Signore che tace, perché rispetta la nostra libertà; ma è come se premesse sul nostro cuore: ci sentiamo infelici, anche se in quel momento abbiamo fatto una scelta che pensavamo ci portasse alla felicità. Dobbiamo imparare a notare sempre più questi movimenti del nostro cuore, perché è il cuore che ci avverte se stiamo vivendo o no davanti a Dio.
Libertà con responsabilità (decido di me da me per te)
Una libertà davanti a Dio sceglie le cose che Dio sceglie, ossia diventa una libertà piena di responsabilità. Se domandiamo a Gesù perché avendo la gioia si sia sottoposto alla croce, la risposta è perché c’ero io, c’eravamo noi che avevamo bisogno non della sua gioia, ma della sua croce.
Tutte le volte che abbiamo potuto decidere di noi da noi per un altro, abbiamo sperimentato che eravamo in un’altra atmosfera e in un’altra gioia, abbiamo capito cosa era la libertà matura. In confronto, la libertà di chi dice ‘decido di me da me’ è ancora acerba, anche se dignitosa e bella, è adolescenziale, nel senso di chi vuole scrollarsi di dosso tutto per essere se stesso.
Gesù, mentre offrivi fino al sangue, tu mi pensavi e sentivi la responsabilità di me. Quando guardiamo un crocifisso, ricordiamoci che stava pensando a noi. Qui la libertà non è più gratificante, anche se rimane nel profondissimo del cuore la gioia del dono totale che ti consuma e che sei contento di fare, ma sopra c’è uno strato di sofferenza molto grande.
Dunque io decido le mie azioni davanti a Dio e le decido con responsabilità per gli altri. La mia giornata, anche se fisicamente non è offerta al prossimo, in qualche modo però è tutta per gli altri; ciascuno infatti, nella situazione in cui si trova, può sempre compiere questa scelta.
C’è molta differenza tra una fatica vissuta individualisticamente e una che, in qualche modo, si proietta già oltre, che fa sentire destinati al bene di qualcuno. Ed è proprio così, perché Gesù intende adoperarci tutti, anche chi sta soffrendo o chi è bloccato in un letto può riversare nel grande bacino della comunione dei santi ciò che sta vivendo e che diventa elemento utilissimo nel misterioso bilancio del bene e del male. Si può quindi sempre, volendolo, sentire la responsabilità e pensare agli altri proprio come faceva Gesù.
Libertà che non mette limiti (decido di me da me per te, a qualunque costo)
Tu, Gesù, hai fatto la tua scelta davanti a Dio per me, pensandomi, e hai deciso che saresti andato avanti a qualunque costo. Ecco la misura della libertà perfetta. Infatti l’autore della lettera agli Ebrei ci esorta a non stancarci. Essendo creature umane, chi di noi non si stanca di essere sempre per gli altri, sempre più generoso? E ci viene però detto di non perderci d’animo, anche se non abbiamo ancora resistito fino al sangue. Ci sono tanti modi di sanguinare nella vita, e se qualche volta avessi resistito fino al sangue, potrei dire che adesso conosco un po’ quale è stata la libertà del Signore nei miei riguardi, insomma a qualunque costo.”
Concludendo, vorrei lasciare un’immagine della libertà intesa come libera adesione al bene.
Libertà è come camminare verso la luce, camminare verso quella luce, quella grazia che ci viene incontro. Ed è curioso che quando noi camminiamo verso la luce tante volte non vediamo bene la strada, perché la luce ci abbaglia. Ma poi non sbagliamo perché vediamo la luce e sappiamo la strada.
Invece, camminando con la luce alle spalle la strada si vede bene, ma davanti a noi non c’è luce: c’è ombra.
Dunque camminare verso la luce è camminare verso la libertà, verso la santità. Anche se non sempre si distingue la strada bene, ma libertà è camminare verso la luce, verso la speranza, è essere in tensione verso l’incontro con Gesù Cristo.
Angela Taglialatela