XIII Domenica del Tempo Ordinario Anno C
In questa domenica si manifesta chiaramente cosa sia seguire veramente Gesù. Il bello è che pure i più intimi discepoli, i chiamati alla sua sequela più da vicino, spesso non lo capiscono.
Il Vangelo inizia con la descrizione di un fatto di cronaca, abbastanza abituale a quell’epoca nella dialettica tra Giudei e Samaritani, tra veri seguaci del culto del tempio di Gerusalemme e non. I Samaritani non vogliono accogliere i discepoli di Gesù perché sono diretti a Gerusalemme.
La reazione di Giacomo e Giovanni è molto umana: Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi? I discepoli di Gesù non sono ancora veri discepoli di Gesù, ma discepoli del mondo, discepoli della vecchia legge del taglione: «occhio per occhio e dente per dente». Anzi di più: per un semplice rifiuto di ospitalità essi scelgono come pena per quella città di samaritani un fuoco dal cielo, cioè la pena eterna, il giudizio finale.
Ecco quali sono i giudizi degli uomini. Ricordo nelle memorie dei gulag e degli altri campi di concentramento, tutti prodotti dal “moderno” ‘900, l’enormità delle pene inflitte ai poveri internati se compivano qualche sgarro. Un effetto dell’odio che cova dentro l’uomo verso il suo simile se non è animato e trasformato dalla grazia di Cristo.
L’odio è facile da abbracciare: offre una soddisfazione immediata. L’amore è più difficile: richiede umiltà, rinuncia a sé, pazienza, volontà di ricercare le ragioni altrui, desiderio di salvarlo, anche quando è nel male e nel peccato.
I due fratelli, figli di Zebedeo, vanno per le spicce: non solo non cercano di scusare i Samaritani ma vogliono distruggerli completamente. Sono tanto pronti a chiedere per gli altri la condanna definitiva quanto per se stessi sono pronti a chiedere il massimo degli onori: sedere uno a destra e uno a sinistra nel Regno di Cristo (Cf. Mt 20, 21). E’ la logica di questo mondo e di questa terra, la logica della carne: massimo onore per sé, massimo disprezzo per gli altri, fino a distruggerli … la legge della giungla.
Nel Vangelo questa logica si capovolge: il più grande deve essere il servo di tutti, l’ultimo di tutti (Cf. Lc 9, 48). Gesù si voltò e li rimproverò e si misero in cammino verso un altro villaggio. Gesù guarda avanti, non alle semplici prese di posizioni passionali ma alla vera conversione del cuore. Ci sarà il tempo di convertire anche i Samaritani. Gesù dedicherà molto tempo al dialogo con la Samaritana (Cf. Gv 4, 5-45).
Dal dialogo con le altre persone che incontra si capiscono ancor più le esigenze del Regno. Esse devono essere assolute ed al disopra di ogni comodità, parentela, uniformità. Le volpi hanno le le loro tane e gli uccelli i loro nidi ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo. Non si segue il Signore per avere dei privilegi. Non lo si segue per avere un posto sicuro nella società. Lo si segue semplicemente perché è il Signore ed a Lui ogni creatura deve rendere conto.
Lascia che i morti seppelliscano i loro morti … questa seconda richiesta di Gesù che parrebbe essere offensiva racchiude una grande sapienza. Spesso è a causa del dovere civile e sociale della sepoltura che si rimandano gli impegni, anche i più importanti.
I funerali, soprattutto oggi, non sono più momenti di massima e sofferta preghiera per un’anima che si è allontanata da questo mondo, ma solo un motivo di convenienza sociale per cercare o mostrare conforto nella comunità di appartenenza. Si dimentica persino il senso della morte cristiana che invece è tutta orientata alla risurrezione e alla vita eterna, se la meritiamo.
Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto al Regno di Dio. Gesù rimprovera quella categoria di persone che vorrebbero seguirlo ma mantenendo nascostamente o pubblicamente i propri interessi. Tanti sono i discepoli che si sento attratti da Gesù. Purtroppo, come il giovane ricco, non riescono a fare il passo decisivo per staccarsi da tutto e donarsi completamente alla divina volontà come fece la Vergine Maria.
La Vergine è stata prontissima all’annuncio dell’Angelo che le proponeva qualcosa di mai sentito e mai visto nella storia dell’umanità: nientemeno che la nascita del “Figlio dell’Altissimo” (Lc 1, 32) dal suo grembo. Una risposta piena ed efficace ad un annuncio così alto poteva venire solo da un cuore già immensamente puro, il più puro possibile davanti a Dio, in grado di capire ciò che nessuna creatura, pur santa e giusta, poteva capire. Infatti San Giuseppe, uomo giusto (Cf. Mt 1, 19), con tutta la sua giustizia non capì. Decise di ripudiare in segreto la sua sposa. Ci volle un supplemento di grazia perché potesse accettare la vocazione che gli veniva dall’alto di essere lo sposo della Santa Vergine Immacolata.
Una risposta piena e pronta, totale ed assoluta alla volontà di Dio può venire solo per intercessione della Beata Vergine Immacolata, unica che prontamente ha corrisposto a tutte le iniziative di Dio fino al Calvario, la prova più difficile, perché implicava il più grande dolore: la morte dell’Unigenito al quale aveva consacrato tutta la sua esistenza.
P. Luca M. Genovese